Segni tra le pagine

Il piacere di leggere, la gioia di condividere: una prima lettura del numero di luglio della rivista 
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Gentile lettrice, caro lettore forse non sai che, oltre agli articoli sul portale, Città Nuova pubblica ogni 15 giorni una rivista, su web e su carta  che puoi leggere solo se sei abbonato.

 

Perché, mi dirai, dovrei pagare quando trovo gratis sul portale, tutti i giorni, quello che pensa Città Nuova? Per tre motivi:

1-      Città Nuova è libera, ma può restarlo solo grazie agli abbonamenti dei suoi lettori.

2-      Gli articoli della rivista sono diversi da quelli del portale.

3-      Può essere utile fermarsi un attimo, ogni quindici giorni, per riflettere e guardare con maggiore distacco ciò che accade. Esercitarsi, cioè, nell’arte di “leggere e pensare, per meglio agire”.

 

Daniele della Sardegna lo fa, e ogni 15 giorni sfoglia con gli amici le pagine di Città Nuova segnalando articoli interessanti e al contempo indicando alla redazione argomenti da approfondire o perplessità da chiarire.

Ecco quanto ci propone di leggere questo mese. Per ogni articolo trovi il link alla versione online (per la lettura integrale occorre essere abbonati).

 

“Zingari d’Italia” è il titolo del “Primo Piano” (pagg.4-8) con il quale Maddalena Maltese si cimenta nel non facile compito di presentare il popolo rom oltre gli stereotipi, rilanciando al contempo la sfida di Nazzareno Guarnieri (presidente della Federazione che riunisce le associazioni della minoranza zingara) per nuove forme di integrazione: «Lavorare con i Rom e non per i Rom». Ma noi – conclude Maddalena Maltese – «siamo disposti a farlo con loro?».

 

Intercultura è quella che si assapora a migliaia di chilometri dal Belpaese, allo “Spinn Cafe”a Lasha City in Tibet, locale che è diventato un originale punto di incontro tra la cultura orientale e quella occidentale, oltre che di quelle asiatiche fra di loro.I frequentatori, diversissimi, arrivano con ogni mezzo e quando si allontanano – scrive Stella Chiu Yuen Lin a pagina 34 – «ognuno seguirà il proprio cammino, ma spesso rimarrà legato a quella rete di cuori in attesa di un ritorno a Lasha ».

 

«C’è bisogno di comunione, ovunque» – evidenzia il direttore Michele Zanzucchi, presentando ai lettori il nuovo inserto dedicato all’Economia di Comunione la cui prospettiva, fatta di «ascolto, concretezza, apertura, centralità della persona umana, riscoperta della relazione», può consentirci di «uscire dal buco nel quale ci siamo cacciati». L’iniziativa editoriale corona i vent’anni dell’intuizione di Chiara Lubich che, colpita dalle favelas che facevano corona ai grattacieli di San Paolo del Brasile, intravide – scrive Alberto Ferrucci presentando il notiziario di 16 pagine – «una terza via, capace di offrire, sulle macerie del marxismo e sulle ingiustizie dell’economia di mercato senza regole, un futuro sostenibile all’umanità del terzo millennio».

 

Si tratta, insomma, di trafficare quei beni relazionali non monetizzabili il cui concetto è stato introdotto per la prima volta negli anni ’80 dalla filosofa americana Martha Nussbaum, intervistata da Chiara Andreola a pagina 20. Si potrà così scoprire che la felicità non è lontana, anzi – scrive Patrizia Mazzola a pagina 44 – in un momento particolare della nostra esistenza, ci viene offerta «non in un piatto d’argento e con spot al seguito, ma nel silenzio della quotidianità».

 

Proprio come è accaduto a Maria Clara Tortorelli, la cui esperienza dal vivo è raccolta da Oreste Paliotti a pagina 38: prima infermiera a tutto campo in Africa, poi docente, donna realizzata nel servizio integrale alla persona umana; una cristiana che anche il governo rivoluzionario del Mozambico ha additato ad esempio riconoscendole il premio dell’emulazione socialista come “migliore infermiere”.

 

Storie di italiane e italiani di oggi, che esprimono il “meglio” di noi sono riproposte anche da un piacevole programma televisivo in onda su Rai3 – “Hotel Patria” – segnalato da Niccolò Fiorentino:«Passione, coraggio, amore, talento, sono le quattro parole-chiave. L’idea di base è quella di raccontare l’Italia che c’è, anche se spesso non si vede, che va avanti nonostante tutto, proiettando nel futuro la storia del nostro Paese».

 

Un approccio che non nasconde il male né chi lo compie, ma che sa accostarvisi con una prospettiva diversa, è quello che emerge dalla conclusione dello stupefacente libro del medico ebreo  Hans Keilson ”La morte dell’avversario”, recensito da Michele Genisio a pagine 68: «Io e il mio avversario siamo legati da un filo; anche lui partecipa della misericordia dell’Eterno».

 

Legati insieme da un filo che fa capo a Città Nuova, ci diamo appuntamento al prossimo numero.

Rosanna e Daniele (Sardegna)

 

E tu gentile lettrice, caro lettore, quali articoli del numero appena uscito suggeriresti ai tuoi amici?

Pubblicheremo alcuni dei “Segni tra le pagine” che riceveremo. Ti aspettiamo.

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