Santità che evangelizza

Nel Sinodo dei vescovi si discute di santità. Ma di cosa si tratta? Una riflessione
Sinodo vescovi

Il Sinodo dei vescovi sulla Nuova evangelizzazione si è aperto all’insegna della santità. Che delusione per molti! Invece di buttarsi fuori a proclamare il Vangelo a chi non lo conosce o l’ha dimenticato, ci si richiude nelle celle dei conventi a pregare.
 
Diamo un’occhiata a un particolare di quello che è successo in piazza San Pietro domenica 7 ottobre. Il papa ha dichiarato Dottore della Chiesa santa Ildegarda di Bingen, insieme con san Giovanni d’Avila. Permettete che ricordi particolarmente la donna: monaca, musicista, poetessa, guaritrice, mistica, consigliera di papi e imperatori. La sua cella non è rimasta chiusa.
 
Benedetto XVI ha parlato di santità, affermando che «i santi sono i veri protagonisti dell’evangelizzazione in tutte le sue espressioni. Essi sono, in particolare, anche i pionieri e i trascinatori della Nuova evangelizzazione, con la loro intercessione e con l’esempio della loro vita, attenta alla fantasia dello Spirito Santo». E più avanti: «La santità non conosce barriere culturali, sociali, politiche e religiose».
 
È ora di smettere di pensare la santità come legata a forme devozionali,a separazione, testa fra le nuvole… Tutte deformazioni che non rappresentano il vero volto dei santi. Santità vuol dire umanità realizzata, vita piena, rapporti veri, legame fra cielo e terra. Chi la deforma forse è un povero uomo e una povera donna, che si trascina nella polvere di una vita frustrata.
 
Il Vangelo presentato dai santi è attraente, perché loro – sua incarnazione – sono attraenti, convinti, gioiosi, entusiasti. Si dice che il Vangelo sia uno spartito scritto in cielo ed eseguito sulla terra: dai santi, grandi artisti e dai cristiani, molti di loro “fragili e peccatori”, e quindi chiamati alla conversione. «Lasciarsi riconciliare con Dio e con il prossimo è la via maestra della Nuova evangelizzazione», conclude il papa.
 
Il quale ha applicato questa riflessione al matrimonio cristiano, nel quadro doloroso del fallimento di molti matrimoni. «C’è un’evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio», che «si fonda sulla grazia che viene dal Dio Uno e Trino, che in Cristo ci ha amati d’amore fedele fino alla croce». Parole evidenti, se si capisce che la fede è vita, sul modello della Trinità e dell’amore che va al di là di ogni ostacolo. Quando è riuscito, il matrimonio diventa evangelizzatore per sé stesso. Chi vede una famiglia che si ama vi scopre la presenza di Dio.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons