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Salvatore Trimarchi: il sogno di un cantautore  

di Maria Chiara De Lorenzo

- Fonte: Città Nuova

Ricordo dell’artista messinese scomparso nel 2014. Le note dolci-amare e i temi vibranti delle sue oltre 200 canzoni

Salvatore Trimarchi-anni-70

Il Ponte sullo Stretto è ciò che lega l’immaginario collettivo alla porta della Sicilia. Oggi vogliamo raccontare però la storia di un altro ponte, quello costruito tra generazioni, tra culture, tra generi musicali, da Salvatore Trimarchi, cantautore messinese scomparso nel 2014, la cui memoria è stata recentemente risvegliata dall’iniziativa dell’associazione Promnia con lo spettacolo Trimarchi. Il sogno di un cantautore.

Ma dove ritroviamo la dimensione del Ponte nell’opera artistica del cantautore messinese? Due canzoni mi hanno colpito nella scelta offerta il giorno dello spettacolo al Palacultura di Messina questo scorso 29 dicembre 2024.

La prima è Resta insieme a noi (1985), dedicata in modo controcorrente e ante litteram a ogni migrante dei nostri giorni. L’invito che Salvatore fa a questo giovane smarrito, in terra straniera, è quello di fermarsi senza paura alla propria tavola, condividendo cibo, calore di casa, affetto, pensando alla patria lontana e agli affetti lasciati in cerca di un futuro. È uno spazio pre-politico di accoglienza pura, di un essere umano come me.

Salvatore Trimarchi-anni-70

Ed è anche la lettura autobiografica non di una persona, non di una generazione, ma di un popolo: quello dei siciliani, che come tanti meridionali sono – pur italiani – costretti a lasciare la loro, di patria, di affetti, di calore, di casa. Ritroviamo queste note dolci-amare nella seconda canzone, Siciliano (1977), incisa per la Ricordi, che racconta un altro smarrimento, quello dei propri conterranei in una fredda Milano.

I testi delle canzoni di Salvatore Trimarchi ci parlano perché sono frutto di un’esperienza vitale, come In fondo al Viale, che indica sì un luogo simbolo della città di Messina, luogo dell’incontro, luogo del nascere di relazioni. Ma Messina è qualsiasi luogo, qualsiasi città, dove si recupera lo spazio fisico del qui, così necessario oggi in cui le nostre relazioni sono disciolte nella mediazione di uno schermo, fluidificate nella lontananza dei corpi e alla ricerca di luoghi da abitare con gli altri. C’è spazio per l’amore, il mare, lo sport, la poesia, come per la denuncia (E vui vinni futtiti), forte e politica. Temi vibranti, che sono stati intercettati acutamente dal mondo dell’educazione: il concorso In fondo al Viale, dal titolo di una delle canzoni più famose (1969), ha visto sfilare sul palco del Palacultura, alla fine del concerto, ragazzi di varie fasce scolastiche che hanno prodotto i loro elaborati ispirati dai testi delle sue canzoni.

Salvatore Trimarchi-concerto 29/12 (Foto Antonio Spadaro)

Salvatore Trimarchi (1947-2014) nasce a Monforte San Giorgio (ME), fin da piccolo una grande passione per la chitarra, che compra all’età di 13 anni mettendo i soldi da parte, e poi cresce, cresce fino a mostrare il proprio talento artistico in una prolifica produzione musicale, e anche la scrittura di testi per altri cantautori. Oltre duecento le canzoni composte, molte delle quali inedite, sia in italiano che in siciliano.

Tra i suoi più grandi successi a livello nazionale, In fondo al viale, scritta per i Gens, Noi due insieme, composta per Orietta Berti, Cara libertà, per la voce di Olga Karlatos, e poi l’autobiografica Jo, emblema di libertà, e Stella di latta. A Roma, a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70, si affaccia nel mondo delle discografiche; e, in giro per l’Italia, incontrerà Lucio Battisti – mentre componeva Pensieri e Parole – e De André, che lo incoraggia a non mollare. Poi il ritorno in Sicilia dove continua a comporre, a esibirsi e a portare avanti la sua lotta sociale. Per anni si è occupato di musicoterapia per persone disabili.

L’invito a sognare, da lui messo in pratica con la chitarra in mano, è l’eredità più bella che Salvatore Trimarchi ci lascia, ed è un fantastico augurio per entrare gentilmente nel 2025.

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