Lucrezia da due notti non dorme bene, una frase detta dal suo capo continua a rimbombare nella sua mente senza sosta, un pensiero ossessivo che in verità nasconde un “non sono mai abbastanza”. Era un feedback lungo e complesso fatto anche di riconoscimento del suo valore, ma lei ne ha ritagliato un piccolo pezzo quella frase che ha un sottotesto, dice: “devi dare di più e devi essere di più”.
Frustrata da un sovraccarico lavorativo non si sente vista per il suo valore e per quello che produce per l’azienda, questo la riporta a quel desiderio rimasto congelato di essere riconosciuta dai suoi genitori, di essere sostenuta nelle sfide che una bambina porta avanti con la scuola e con la vita. Perché ricevere un buono deve essere invece un ottimo?
Perché non possiamo godere del buono, perché non riconoscere tutta quella fatica che c’è in quel buono e stare. Lucrezia anche oggi vuole dimostrare di essere di più, di essere quell’ottimo, lo vuole dimostrare agli altri e questo ingabbia, la distrae anche da ciò che le piace veramente fare perché l’unico obiettivo diventa quello di essere riconosciuta dagli altri.
Cristian alla fine di una seduta pre-vacanze dice: «ho imparato ad amarmi, ho ritrovato la fiducia in me stesso, mi torna indietro tanta energia, inizio ad accettare cose di me e il mio equilibrio dipende da me. Sto conquistando stabilità, le cose funzionano e non mi sento sopraffatto e anch’io non voglio pretendere dagli altri. Ci sono cose di me che so che sono le mie “crepe” e allo stesso tempo mi sento più stabile».
Matilde sta organizzando il suo matrimonio in un modo un po’ originale, che non è approvato né dalla sua famiglia di origine, né dalle sue amiche, a volte mi dice vorrebbe andare in isola deserta e sposarsi da sola. Quante storie per un vestito? Quel vestito rappresenta un elemento importante, perché parla di lei e della sua personalità, perché rappresenta la celebrazione di un momento importante.
Queste tre storie apparentemente molto lontane e diverse con nomi fittizi di fantasia raccontano della conquista di una parte “saggia”, una parte che nell’età adulta sviluppiamo in base alla nostra storia, alla nostra crescita, al lavoro che facciamo su noi stessi. Ecco, questa parte saggia è molto preziosa. Se in questo momento la senti piccolina può crescere dentro di te. Se è già fortificata continua ad alimentarla e a tenerla ben presente perché è una risorsa. Se ti sembra quasi di non conoscerla, può iniziare a scoprirti e a fare un percorso di terapia o di crescita personale. Questa parte saggia non è solo razionale e logica, è un aspetto di intelligenza umana che comprende anche emozione e sentimento. Questa parte saggia è virtuosa, è associata all’umiltà, alla compassione, alla calma, all’assenza di pregiudizio. Coltiva il bene comune, aspira ad una coerenza tra i propri comportamenti e il rispetto di alcuni valori sociali.
Il mio mentore, Edoardo Giusti, in un testo pubblicato nel 2010 dal titolo “passione e saggezza” condivideva aspetti interessanti di questo sviluppo. Un elemento che porta alla crescita di questa parte e al suo dispiegarsi è la valorizzazione delle proprie risorse.
Ognuno ha il suo personale bagaglio di risorse fatto di abilità e competenze che può mettere a frutto, nella misura in cui è cosciente di se stesso e della sua capacità di farlo. Quindi non solo di averle queste potenzialità, ma anche di essere in grado di focalizzarle e accrescerle. Un altro elemento fondamentale è la capacità di adattamento e la flessibilità.
Irrigidirsi davanti alla realtà crea dei blocchi nella relazione con noi stessi e con il mondo, al contrario, la capacità di adattamento e di flessibilità è strategica per raggiungere la serenità psichica, perché è attraverso questa abilità che riusciamo a cambiare prospettiva, interpretando fallimenti e le difficoltà come una possibilità evolutiva, provando a rimetterci in discussione e a rivedere le nostre convinzioni.
Un altro fondamento dello sviluppo della parte saggia è quella di avere un’indipendenza del pensiero. Ciò significa non farsi condizionare da fattori esterni a agire per risposta a istanze esterne non per consenso o compiacenza. Non va confusa con la ribellione o con l’oppositività.
È la capacità di credere in se stessi e di ascoltare gli altri con uno spirito critico e costruttivo senza essere dipendenti dall’approvazione altrui. È un’autonomia che non è egocentrica, ma consiste nel prendere decisioni tenendo presenti le varie possibilità, scartando ciò che non è utile, ottimizzando ogni risorsa sia interna, che esterna.
Un altro allenamento utile alla parte saggia è l’aspetto legato alla fiducia e alla motivazione. Una fiducia sulle proprie capacità, non illusorie. Un modo cosciente e realistico di guardare alle proprie risorse e ai propri limiti. È l’autoconsapevolezza che dà fiducia, dà forza alla determinazione. Infine, la motivazione, quella spinta ad andare verso qualcosa, che riesce a sopportare anche la frustrazione del fallimento e mantiene la concentrazione verso l’obiettivo prefissato. Questi sono elementi che Lucrezia, Matilde e Cristiano stanno sviluppando un pezzettino per volta scoprendosi e vivendo, accompagnati da una voce gentile che cresce dentro di loro.