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Persona e famiglia > Storie di sport

Ronnie, Mr Snooker

di Marco Catapano

- Fonte: Città Nuova

Una vita “da romanzo” quella del britannico O’Sullivan, fuoriclasse di uno dei giochi di biliardo più seguiti dal pubblico.

Nella foto il giocatore di snooker Ronnie O’Sullivan. Foto AP/Kin Cheung, Archivio

Conoscete lo snooker? Si tratta di una specialità del biliardo, molto diffusa soprattutto nel Regno Unito e nei Paesi del Commonwealth, che negli ultimi anni sta avendo un notevole successo televisivo anche in Italia grazie alla trasmissione dei principali tornei del circuito internazionale da parte di Eurosport e Dazn. Il gioco si svolge su un tavolo con sei buche, più grande rispetto a quelli in uso per altri giochi più conosciuti di biliardo, e lo scopo è quello di imbucare le biglie colorate a cui sono associati diversi punti, secondo determinate regole, cercando di ottenere così il massimo punteggio possibile. Il tutto utilizzando una stecca, ovviamente, e una biglia battente di colore bianco.

Il primo torneo del World Snooker Tour, edizione 2022-2023, è terminato proprio nei giorni scorsi con la vittoria del belga Luca Brecel che, nel match finale della Championship League, disputata a Leicester, ha avuto la meglio sul cinese Lu Ning. I giocatori professionisti di questo sport si ritroveranno adesso già nella settimana di Ferragosto, questa volta in Germania, e più precisamente a Fürth, dove si svolgerà l’European Masters. Poi, quasi senza soluzione di continuità, il circuito internazionale andrà avanti settimana dopo settimana fino all’appuntamento più importante dell’anno, ovvero i campionati del mondo che, come ormai da tradizione, si svolgeranno il prossimo aprile nel Crucible Theatre di Sheffield.

Tra i protagonisti più attesi di questa stagione vi è certamente Ronnie O’Sullivan, di padre irlandese e madre italiana (originaria della provincia di Agrigento), considerato unanimemente come il giocatore più talentuoso che lo snooker abbia mai avuto. Attualmente numero uno del ranking mondiale, “the Rocket” (il razzo, soprannome attribuitogli per il suo stile di gioco particolarmente veloce) ha oggi quarantasei anni, ed ha alle spalle una lunga carriera ed una storia davvero particolare. Il suo primo approccio con lo snooker avviene ad appena dieci anni, quando passa interi pomeriggi a giocare da solo a casa mentre i suoi genitori sono tutto il giorno fuori a lavorare (a quel tempo gestivano una catena di sexy shop nel quartiere di Soho, a Londra).

Un’infanzia apparentemente serena, ed una passione per questa disciplina che cresce giorno dopo giorno. A soli quattordici anni Ronnie è già conosciuto nell’ambiente del biliardo, poi a sedici (siamo nel 1992) diventa un giocatore professionista. Tutto sembra andare per il verso giusto, ma proprio nello stesso anno il padre, che lo ha sempre seguito ed incoraggiato, viene arrestato per omicidio (sconterà una pena di 18 anni). Lui, come è facile immaginare, è psicologicamente “devastato” da questo avvenimento ma, nonostante ciò, si qualifica per il campionato del mondo (il più giovane di sempre a riuscirci), e l’anno dopo arriva addirittura a vincere uno dei tornei più prestigiosi del circuito (lo UK Championship), con dedica, neanche a dirlo, proprio per il padre.

Potrebbe essere solo l’inizio di una carriera esaltante, ma i problemi per il giovane O’Sullivan non sono ancora finiti. La madre viene arrestata per evasione fiscale, e condannata ad un anno di reclusione. Un’altra “doccia fredda” che si abbatte su Ronnie che, dai 19 ai 24 anni, entra così in una “spirale negativa” da cui sembra non avere la forza di uscire, e che certamente non è consona allo stile di vita che dovrebbe condurre un atleta professionista: è spesso depresso, gli ritirano la patente, comincia a fare uso (e abuso) di alcol e droghe. Quanto capitato ai suoi genitori fa crescere in lui un senso di profonda solitudine, e solo lo snooker, in alcuni momenti, sembra avere il potere di “lenire” almeno in parte il profondo dolore che lo angoscia. Così, continua a giocare e spesso, grazie al suo smisurato talento, anche a vincere, ma la passione per il biliardo va via via spegnendosi.

A venticinque anni, quando sembra aver toccato il fondo, arriva però la svolta. Prima prendendo la “coraggiosa” decisione di andare in una clinica dove combattere le sue dipendenze, poi affidandosi al supporto di un noto psichiatra e psicologo dello sport britannico, Steve Peters, e infine dedicandosi sempre di più a correre anche nel tentativo (poi riuscito) di smettere di fumare (tutt’ora mediamente fa da 5 a 12 chilometri ogni giorno). Grazie a queste scelte, Ronnie riesce a liberarsi dei “fantasmi” che lo tormentano, e gradualmente in lui si riaccende la passione per il tavolo da biliardo. Torna a divertirsi, e ad esibire in gara quelle smorfie che tanto lo caratterizzano e che lo fanno assomigliare ad un personaggio immaginario molto conosciuto in tutto il mondo, quel Mr Bean interpretato dal suo connazionale Rowan Atkinson.

Nel suo Paese oggi Ronnie è una vera e propria “icona”. No, non parliamo di un giocatore come tutti gli altri, ma di un fuoriclasse assoluto del tavolo verde che forse può essere considerato come il più forte interprete dello snooker di sempre. Un atleta che usa la mano destra ma che è capace di usare anche la sinistra con uguale efficacia, che in gara regala sempre spettacolo, che a volte parla anche con il pubblico durante alcune fasi di gioco, e che nel 1997 ha realizzato “la serie perfetta” più veloce di sempre, infilando tutte le biglie consecutivamente (che in questo gioco corrispondono a 147 punti) in soli 5 minuti e 20 secondi. Un campione carismatico quindi, che in trent’anni di carriera ha vinto tutto quello che c’era da vincere.

Nel suo ricco palmares spiccano ben sette titoli mondiali (unico della storia a riuscirci insieme allo scozzese Stephen Hendry), l’ultimo dei quali conquistato proprio quest’anno dopo le vittorie ottenute nel 2001, 2004, 2008, 2012, 2013 e nel 2020. La vittoria iridata di inizio maggio è stata per lui particolarmente significativa, non solo perché al suo trentesimo mondiale è diventato il campione del mondo più anziano di sempre, ma anche perché questo successo è stato ottenuto alla presenza dei figli e, per la prima volta, anche a quella di quel papà a cui è sempre stato molto legato e che nel frattempo è uscito di prigione.

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