La rivoluzione digitale, iniziata nella seconda metà del XX secolo e in continuo sviluppo, ha influenzato progressivamente il nostro modo di vivere, unificando progressivamente vari sottosistemi (trasporti, comunicazione, produzione e ripartizione dell’energia, produzione industriale ecc.) in un unico grande sistema.
Tutto è interconnesso e ogni settore interagisce con gli altri in una reciproca interdipendenza. Questo “tutto” tecnologico è fatto di dispositivi che parlano il linguaggio dei protocolli di comunicazione ed ha visto susseguirsi varie generazioni di sistemi sempre più complessi e potenti, che hanno favorito lo sviluppo delle telecomunicazioni in modo esponenziale.
Se volessimo riassumere in una parola l’evoluzione tecnologica degli ultimi anni dovremmo usare il termine convergenza: parola che riassume tutti quei processi che, passando da uno standard di comunicazione all’altro, hanno reso possibile l’accesso a molti servizi direttamente dal telefono che portiamo in tasca.
Effettivamente, il passaggio dalla prima generazione di telefonia mobile (a partire dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso) alla quarta (avviatasi intorno al 2010) ha visto proliferare il prefisso smart un po’ ovunque, coniando tutti quei neologismi anglofoni a cui ormai siamo abituati e che spiegano bene – in una sola parola – le caratteristiche di praticità, facilità e rapidità a cui ci hanno abituato le tecnologie digitali (smart-phone, smart-work, smart-industry, smart-city… solo per citarne alcuni).
In questo percorso si collocano le reti “5G”, termine con il quale si intende tutto l’insieme di specifiche tecniche, protocolli e dispositivi che sono alla base della quinta generazione dei sistemi di comunicazione mobile, la cui implementazione è già in atto e maturerà in varie fasi nei prossimi 2-5 anni.
Le reti di quinta generazione più che un ulteriore passo avanti rappresentano un vero e proprio salto tecnologico che porterà la digitalizzazione a un nuovo livello: gli effetti non si vedranno solo sulle dinamiche produttive o sulla gestione degli ecosistemi urbani, ma anche nelle nostre abitudini quotidiane. Un salto simile a quello già vissuto qualche anno fa con il primo avvento della telefonia mobile, che in poco tempo ha modificato ritmi, tempi e modi del nostro vivere sociale.
Tecnologia
Le ragioni di tutti questi cambiamenti risiedono nelle possibilità aperte dalla nuova tecnologia: maggiore velocità di comunicazione (superando di 10 volte la generazione precedente), minore latenza (cioè tempi più brevi fra la trasmissione di un segnale e la ricezione di una risposta), migliore sostenibilità energetica (le antenne 5G consumano più energia rispetto alle precedenti, ma sono più efficienti e gestibili, permettendo una riduzione del rapporto fra energia consumata e quantità di informazione trasmessa).
Il tutto si traduce nella possibilità di connettere e gestire in rete un numero di dispositivi molto più elevato rispetto agli standard attuali, andando incontro alle esigenze di oggi e del prossimo futuro. Le possibilità aperte dal “5G” stanno iniziando a veicolare l’avvento di nuove soluzioni in campo industriale e produttivo, attuando quella che è stata denominata la “quarta rivoluzione industriale” e preparando il terreno della quinta [1], facendo fulcro su parametri importanti: automazione sempre più spinta, migliore sostenibilità energetica e attenzione all’ambiente.
Benefici
Le reti “5G” spalancheranno le porte (in parte già aperte) sull‘internet-delle-cose e permetteranno la connessione massiva di molti oggetti, piccoli e grandi, di uso quotidiano (elettrodomestici, auto, tutto ciò che è indossabile…) in una dinamica di utilizzo ancora più pervasiva di quella già in atto e aumentando esponenzialmente la quantità dei dati che viaggiano in rete.
Tecnicamente, la chiave di volta della versatilità della nuova tecnologia sta nella sua flessibilità di configurazione: in pratica sarà possibile creare più reti “virtuali” su una stessa infrastruttura fisica, aprendo nuovi scenari nello sviluppo delle soluzioni di rete. In breve: avremo nuovi strumenti per nuovi approcci produttivi, che apriranno nuovi mercati.
I maggiori benefici delle nuove soluzioni in arrivo dovrebbero vedersi primariamente negli ecosistemi urbani (trasporto pubblico, servizi, gestione energetica) [2], ma in generale l’impatto sull’intera economia sarà notevole: si stima che solo negli USA, nel quinquennio 2021-2025, l’indotto del “5G” veicolerà 1,5 trilioni di dollari e svilupperà potenzialmente 16 milioni di posti di lavoro [3]. A trarre più giovamento da questa innovazione saranno tutte quelle aziende che sapranno attuare sinergie fra i grandi operatori delle telecomunicazioni e le realtà produttive presenti palmo a palmo sul territorio (e non è detto che a farlo siano i giganti del web). Si tratta dunque di una innovazione globale con impatto locale, altamente ramificata e pervasiva, pensata per la flessibilità e per la gestione del sempre crescente traffico di dati, che quando arriverà a maturazione andrà a modificare ulteriormente il nostro modo di vivere e di lavorare.
Rischi globali
Ovviamente il potenziale legato allo sviluppo delle nuove reti fa gola anche all’industria bellica e accanto agli investimenti dei big delle telecomunicazioni si registrano anche quelli delle grandi agenzie di intelligence che operano per la guerra fredda del nostro tempo: quella sul controllo dei dati, in cui si intrecciano interessi economici e politici e che vede schierati su fronti opposti USA e Cina, con l’Europa in mezzo [4]. Si apre così la grande questione della sicurezza e il rischio che le informazioni di miliardi di persone cadano nelle mani sbagliate.
I protocolli “5G” fanno della sicurezza dei dati un elemento costitutivo, ma l’esperienza insegna che il rischio di hacking (la “cattura” dei dati) aumenta all’aumentare della pervasività di una tecnologia: più questa è diffusa, maggiore è la possibilità che sia sviluppata qualche applicazione mal progettata e vulnerabile ad attacchi esterni. Per ogni governo, investire in sicurezza significa investire in infrastrutture di rete e formazione, ma anche in questo il mondo si trova ad inseguire la Cina, che negli ultimi anni ha operato investimenti senza precedenti e in Huawei detiene la leadership nel mercato mondiale dei prodotti per le telecomunicazioni. In sintesi: ogni posizione di forza sullo scenario economico globale del prossimo decennio verrà giocata nel campo delle soluzioni “5G” e dipenderà inevitabilmente dalla capacità di sapere gestire al meglio questa tecnologia.
Ambiente
Sul fronte della sostenibilità ambientale gli scenari aperti dalla nuova tecnologia lasciano ben sperare: la maggiore efficienza e flessibilità delle nuove antenne – che a differenza di quelle attuali permetteranno una distribuzione mirata del segnale – porterà vantaggi notevoli, ma il loro nuovo proliferare alimenterà la preoccupazione legata all’esposizione ai campi elettromagnetici in radiofrequenza. Sebbene questo sia un problema comune a tutte le generazioni di sistemi radiotrasmittenti (dalla radio di Marconi in poi…), la telefonia mobile ci ha posto davanti a nuovi interrogativi perché utilizza frequenze correlate alle famigerate onde millimetriche, più dannose per il nostro organismo e sui cui effetti a lungo termine gli studi sono ancora in corso.
Sul monitoraggio dei parametri di rischio (l’intensità del campo elettromagnetico, la sua frequenza e il tempo di esposizione alla sorgente radiotrasmittente) l’Unione Europea – e in particolare l’Italia – è sempre molto vigile e cerca di tutelare i propri cittadini attraverso ricerche in continuo aggiornamento [5] e imponendo vincoli più restrittivi rispetto agli standard internazionali, ma in generale – anche se i risultati sono incoraggianti e tracciano un quadro tendenzialmente non preoccupante [6] – rimane nell’opinione pubblica quel timore di fondo che fa interpretare i dati statistici in modo pessimista.
Nel nostro paese, per abbassare ulteriormente le soglie di rischio mantenendo contemporaneamente la copertura di rete, saremo costretti ad installare ancora più antenne, aumentando così paradossalmente non i rischi da esposizione (che comunque rimangono), ma la loro percezione psicologica, tra l’altro spendendo molto di più rispetto ad altri paesi. Si tratta comunque di investimenti di valore se pensiamo che la tecnologia è per noi, non viceversa, e in fatto di salute non si può abbassare la guardia. Occorre però anche accompagnare ogni innovazione con una corretta campagna informativa, sia per chiarire i nostri dubbi, sia per evitare tutte quelle distorsioni fuorvianti che demonizzano eccessivamente le nuove tecnologie mettendole al centro di pericolose derive complottiste (prima fra tutte la correlazione fra il “5G” e la pandemia da Covid-19 [7]).
Ecosistema digitale globale
Le reti “5G” rappresentano un passo avanti verso la creazione di un ecosistema digitale globale. Esse andranno a consolidare ulteriormente quel particolare “sostrato” tecnologico sul quale abbiamo messo le nostre radici. Questo “spazio” sul quale appoggiamo le nostre dinamiche di vita – già prefigurato come “sistema tecnico” da Jacques Ellul (1912-1994) nel 1977 in una ampia e profetica analisi – ha assunto via via tratti sempre più eterei. Kevin Kelly (scrittore e ambientalista statunitense, tra i fondatori della rivista Wired e fra i più autorevoli divulgatori di cultura tecnologica) lo definisce con il neologismo “technium“, cioè «un sistema allargato, globale, fortemente interconnesso di tecnologia che si anima intorno a noi. […] Il technium va oltre l’hardware e le macchine, per includere la cultura, l’arte, le istituzioni sociali e le creazioni intellettuali di ogni genere. […] E, cosa ancora più importante, comprende gli impulsi generativi delle nostre invenzioni che stimolano ulteriori produzioni di strumenti, ulteriori invenzioni tecnologiche, ulteriori connessioni» [8].
Comunque lo si chiami, questo “sfondo” tecnologico ci caratterizza e costituisce oggi un ecosistema dal quale non possiamo più prescindere, né dal punto di vista produttivo, né – almeno per una buona parte della popolazione del mondo – sociale. Sta a noi saperlo configurare secondo una direzione propriamente umana.
In questo modo le potenzialità dei nuovi apparati che stiamo costruendo ci possono suggerire qualcosa di buono: esercitare sempre più e sempre meglio il controllo su quelle tecnologie che, al contrario, ora sembrano controllare noi; riportare la tecnologia al suo alveo strumentale, a favore della salvaguardia dell’ambiente e non della sua distruzione; favorire l’unità del genere umano e non la sua divisione. Il tema dell’umanesimo nell’era digitale passa di qui.
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(https://ec.europa.eu/info/research-and-innovation/research-area/industrial-research-and-innovation/industry-50_en)
[2] La tecnologia 5G strumento essenziale per costruire le città del futuro, digitali e più sostenibili
(http://www.anci.it/la-tecnologia-5g-strumento-essenziale-per-costruire-le-citta-del-futuro-digitali-e-piu-sostenibili/)
(https://www.nature.com/articles/s41598-020-79500-x.pdf)
[3] The impact of 5G in the United States economy
(https://www.accenture.com/_acnmedia/PDF-146/Accenture-5G-WP-US.pdf)
[4] Usa contro Cina, l’Europa in mezzo: sul 5G si gioca la partita per il futuro dell’economia globale.
(https://www.ilsole24ore.com/art/usa-contro-cina-l-europa-mezzo-5g-si-gioca-partita-il-futuro-dell-economia-globale-ABUwXmeB)
[5] Effects of 5G wireless communication on human health
(https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2020/646172/EPRS_BRI(2020)646172_EN.pdf)
[6] fra tutti i vari report disponibili si può vedere quello dell’Istituto Superiore di Sanità: ISTISAN 19/11
(https://www.iss.it/documents/20126/45616/19_11_web.pdf/ac56a2f9-b6c1-321e-adbf-7165c4bbd88a?t=1581095867194)
[7] COVID-19: 5G broadband conspiracy ‘a hoax with no technical basis’, UN telecoms agency
(https://news.un.org/en/story/2020/04/1062362)
[8] K. KELLY, “What Technology Wants”, Viking/Penguin, New York/London 2010. Trad. it. “Quello che vuole la tecnologia”, Codice, Torino 2011.