La nuova strategia dell’Unione Europea per le foreste, adottata nel 2021 con obiettivo 2030, prevede delle azioni finalizzate a contribuire al raggiungimento degli obiettivi in materia di biodiversità. Si punta alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 e al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. È una delle iniziative strategiche del Green Deal europeo.
Il 23% delle foreste europee (37,5 milioni di ettari) appartengono alla rete Natura 2000, creata nel quadro della politica dell’Unione per la tutela dell’ambiente. L’uso efficiente e soste- nibile di queste risorse forestali è tra le prio- rità programmatiche dell’UE per l’ambiente e per il clima.
L’Unione si è inoltre posta l’obiettivo di porre fine alla diminuzione della copertura forestale del pianeta entro il 2030 e di ridurre la deforestazione tropicale di almeno il 50% entro il 2020. Il 23 giugno 2023 è, quindi, entrato in vigore in Europa il regolamento sulla diffusione di prodotti a deforestazione zero, che non contribuiscano al degrado forestale in nessuna parte del mondo.
Per ottemperare alle direttive europee, nel 2022 l’Italia ha approvato la Strategia Forestale Nazionale, che permette di riconoscere e promuovere la multifunzionalità delle foreste, nonché di armonizzare gli obiettivi e le azioni da intraprendere dalle varie amministrazioni regionali per la sostenibilità della gestione forestale e la tutela del patrimonio paesaggistico naturale.
Le foreste italiane, estese per oltre 11 milioni di ettari, occupano quasi il 40% della superficie nazionale, livelli inediti considerando l’espansione delle stesse nell’ultimo secolo. Di fatto, se all’inizio del ’900 si utilizzava principalmente materiale legnoso, con una gestione attiva del territorio agro-silvo-pastorale, nei decenni post-bellici si è verificato il progressivo abbandono delle aree di montagna e di collina, con accentramento della popolazione in zone urbane, il lavoro nelle fabbriche invece che nelle campagne, le città sempre più distese di cemento.
Questi comportamenti antropici hanno portato all’abbandono di pascoli d’alta quota (ad esempio le malghe) che, se una volta venivano mantenuti dal bestiame ovino-bovino che ne garantiva anche elevati livelli di biodiversità, negli ultimi anni vengono ricolonizzati dall’espansione dei boschi e delle foreste, in quanto appunto abbandonati. Così lupi, orsi, cervi e caprioli possono tornare indisturbati ad occupare nuovi spazi. A bassa quota, invece, in zone basso-collinari pianeggianti, con l’abbandono delle coltivazioni agricole si favorisce l’espansione boschiva.
L’aumento delle superfici forestali in Italia e nel resto d’Europa e dell’emisfero setten- trionale – con tendenze opposte alle fasce tropicali-equatoriali interessate invece da deforestazione – è un dato. Tuttavia, con gli attuali cambiamenti climatici in corso, le foreste risultano sempre più vulnerabili ai fenomeni avversi, quali incendi, tempeste di vento e attacchi di insetti e patogeni, sempre più frequenti.
Uno studio condotto dal Centro comune di ricerca della Commissione europea in collaborazione con Ispra, in Italia, e con il Max-Planck Institute e le Università di Firenze, Valencia ed Helsinki, ha permesso di condurre delle indagini a partire da immagini satellitari e con l’applicazione di innovative tecniche informatiche di machine learning, ovvero di sistemi di apprendimento automatico. Gli studi che si stanno conducendo permettono di ottenere delle mappe di vulnerabilità del territorio.
La stessa Ue sta investendo nel nuovo progetto Copernicus, che si basa sull’analisi, il monitoraggio, la mappatura e la prevenzione in 6 ambiti scientifici di tutto il continente europeo. In particolare, con l’elaborazione e l’uso di immagini satellitari, è possibile analizzare le caratteristiche dei territori, osservare i cambiamenti significativi, nonché prevenire dei rischi (ad esempio aree a rischio alluvioni) e dare supporto alle amministrazioni per le emergenze. Servizi liberamente accessibili a tutti tramite i siti web dedicati.
È chiaro come certe tecniche di gestione forestale siano determinanti per la stabilità del territorio, la sostenibilità dell’ecosistema, nonché la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi.