Quanto si guadagna sul debito

Gli interessi sui titoli di Stato sono a vantaggio di enti e di grandi gruppi. I contribuenti invece ne sono esclusi? Un lettore si interroga sulla spesa pubblica in Italia. La risposta dell’economista Gui

«Una cosa che Monti va ripetendo – che trova eco in molti editorialisti – è che i governi democratici di molte Nazioni, negli anni e nei decenni passati, hanno fatto una politica irresponsabile della spesa pubblica, indebitando oltre ogni limite di sicurezza i propri Paesi. Politica irresponsabile e demagogica, che ha taciuto ai popoli le conseguenze dannose dell'eccessivo indebitamento. In sostanza, le democrazie hanno ingannato i popoli, che oggi si trovano a pagarne i costi.
Ritengo che tale analisi sia esatta. La domanda, cui bisogna rispondere, è un'altra.  È economicamente sostenibile e in quali limiti,  che i popoli siano chiamati oggi a rispondere subito e totalmente delle conseguenze dell' irresponsabile indebitamento?

« A tale proposito bisogna considerare un fatto. Al debito dello Stato (per esempio, quello italiano ammonta a circa duemila miliardi di euro), corrispondono altrettanti titoli pubblici di credito: Bot, ecc… Questi titoli sono in gran parte nelle mani di banche italiane, estere e di grandi investitori (speculativi). Si tratta di una potenziale ricchezza nelle mani di enti e gruppi privati. Questa ricchezza frutta ogni anno notevoli interessi a favore di detti enti e gruppi (per l'Italia si calcolano in circa 70 miliardi di euro).  Ciò comporta il trasferimento di tale notevole somma dallo Stato, cioè dai contribuenti, a favore sempre di detti enti e gruppi.

«Vorrei chiedere ai cultori di economia politica un giudizio su tale situazione; precisamente, sul rapporto – sotto il profilo dell'economia politica – che si genera tra lo Stato e gli enti e gruppi privati per effetto di essa.  E, quindi, la giustificazione – sempre sotto detto profilo –  per cui le conseguenze del debito pubblico cadano soltanto sul popolo e non anche sui detentori dei titoli e percettori degli interessi relativi».

Un lettore dei Castelli

Ho trattato di questo tema in diversi articoli sia sulla rivista Città Nuova, sia sul sito web. La questione è complessa. Certamente la classe politica ha delle responsabilità, ma non si comporterebbero così se queste stesse colpe non fossero largamente condivise con gli elettori. Rimando comunque agli articoli:

Il debito pubblico lo paghi qualcun altro

Una storia di famiglia e il nostro debito

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Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

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