Quante pance nel cinema italiano

Gravidanze involontarie, spaesate, di ragazze molto giovani, impreparate, impaurite. Sono molte nei film italiani degli ultimi tempi! I numeri per ora dicono altro, visto che di figli se ne fanno ancora pochissimi, ma chissà che il cinema, nel suo essere avanguardia della realtà, non stia profetizzando il futuro?

Una, due, tre, quattro. Quante pance nei film italiani degli ultimi tempi! Gravidanze involontarie, spaesate, di ragazze molto giovani, impreparate, impaurite. Gestazioni però decise a proseguire, a crescere, nonostante tutto a dire sì al futuro. Aspetta un figlio Mia, la protagonista femminile de Il padre d’Italia di Fabio Mollo; non ha un progetto per quel bimbo, non ce l’ha nemmeno per sé. Vaga smarrita col panciotto di sei mesi senza spendere parole d’amore per la vita che protegge. Si lascia cadere tra le braccia di Paolo, suo sconosciuto salvatore, e quel figlio nascerà.

padre

Aspetta un bimbo pure Alice, la protagonista femminile di Slam – tutto per una ragazza, di Andrea Molaioli. Ha solo diciassette anni, va male a scuola ed ha paura; è confusa, ma capisce che quel figlio vuole tenerlo. Non sa nemmeno lei perché, o forse non sa verbalizzarne la ragione.

Tutto per una ragazza

È incinta pure Cate, la protagonista di Piuma di Roan Johnson, uscito in sala a ottobre scorso, dopo essere passato in concorso a Venezia 2016. Ha 18 anni appena, e il Marocco all’orizzonte dopo la maturità. Sceglierà di avere coraggio, e di partire per un altro viaggio, ben più lungo e impegnativo.

piuma

Il pancione ce l’ha pure Anna, una delle ragazze di Questi giorni di Giuseppe Piccioni, altro film del concorso veneziano 2016, uscito al cinema lo scorso autunno. Ha vent’anni, forse qualcuno di più, e suona bene il violino; ma non ha le idee chiare su nulla e non si entusiasma veramente per nessuna cosa al mondo. Vive cacciando conferme, ma quando scopre che l’amica ha un cancro, capisce che la vita nel suo grembo deve nascere.

questi-giorni

Non sono figli programmati quelli di questi quattro film, né cercati né voluti; non sono gli «oggetti di consumo emotivo» di cui ha parlato Bauman, ma il si di vite ancora molto giovani ad una sfida enorme. Sono l’intuizione, forse, solo in minima parte consapevole, che ogni vita che nasce porti assai più doni rispetto ai problemi pratici che può creare. Siamo lontani dai trentenni di Muccino, del 2001, terrorizzati dall’idea che la nascita di un figlio coincidesse con un “ultimo bacio” da dare, simbolo di frivolezza e volatilità sentimentale ed esistenziale. L’Accorsi che in quel film tradiva con una diciottenne la compagna coetanea col pancione, era figlio degli anni ’80 ed era un borghese coccolato, venuto su con il messaggio sotterraneo che il mondo e la vita fossero una specie di grande luna park. Per questo gli inevitabili cambiamenti del passaggio dalla condizione di figlio a quella di genitore lo mandavano in tilt e gli facevano tremare le gambe. Le giovani e i giovani di questo 2016/17, invece, simbolicamente figli di quell’Accorsi, sono figli di un altro contesto socioculturale; vengono descritti in questi film come disincantati e disillusi, ma anche più svegli e pragmatici dei loro genitori. Hanno alla spalle famiglie lacerate, genitori distratti e spesso soli, in qualche caso palesemente inadeguati, vedi il personaggio di Luca Marinelli in Slam, che fuma spinelli, fa a botte durante il calcetto e invita il figlio a darsela a gambe quando questi gli comunica di avere la fidanzatina in dolce attesa. Sono genitori che tendono a evitare ai figli le prove della vita e non rappresentano un modello da seguire. Allora ecco una domanda che contiene una speranza: potrebbe essere, che in un’epoca di crisi successiva alla lunghissima esperienza del più sfrenato consumismo e della tentata realizzazione attraverso l’individualismo, sia più facile, oggi, per le nuove generazioni, annusare l’odore di bruciato del falso benessere, di certi schemi e di troppe cattive lezioni, e ci si possa riaccostare con maggior facilità e naturalezza ai nostri bisogni primari, tra i quali primeggia certamente la messa in moto del ciclo della vita? I numeri per ora dicono altro, visto che di figli se ne fanno ancora pochissimi, ma chissà che il cinema, nel suo essere avanguardia della realtà, non stia profetizzando il futuro?

 

 

 

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons