Purezza e semplicità di Casamari

Una puntata alla famosa abbazia in provincia di Frosinone, tra le più belle e importanti costruzioni cistercensi in Italia
Abbazia di Casamari

In questo periodo in cui pare diventato di moda, per gruppi di politici, ritirarsi presso qualche antica abbazia o convento per “fare squadra”, compattarsi e appianare tensioni, agevolati dal mistico silenzio e dal fascino discreto di quei luoghi appartati, mi torna in mente l’ultima volta in cui mi sono recato all’abbazia di Casamari, questo gioiello del Lazio veramente speciale non solo per ricchezza di storia e di arte, ma perché espressione di un carisma – quello di san Benedetto – che ha suscitato una copiosa corrente di santità lungo i secoli. E questo lo si avverte, nel corso della visita.

Proprio qui, dove ora sorge il monastero, esisteva il villaggio romano, poi municipio, di Cereatae (cioè dedicato alla dea Cerere) che fu patria di Caio Mario. E da Casa Marii, cioè villa, residenza del famoso condottiero e console, sembra derivi appunto il nome Casamari. Di quel lontano passato sono testimonianza le arcate di un acquedotto visibili qui vicino, oltre a vari reperti antichi custoditi nell’abbazia.

Gli inizi qui di una chiesa e di una comunità monastica che adottò la regola benedettina si fanno risalire al 1005. Primi monaci furono quattro sacerdoti di Veroli ed alcuni laici. Ma fu nel 1140, per opera di Bernardo di Chiaravalle, santo e dottore della Chiesa, che questo monastero fu incorporato nell’Ordine cistercense. Un Ordine sorto in Francia, per ripristinare la purezza della regola di san Benedetto: ora et labora.

Ai cistercensi va anche il merito di aver introdotto in Italia un nuovo stile architettonico, espressione di una spiritualità rinnovata, basata sulla povertà e semplicità di vita. E questa essenzialità e purezza di linee è ciò che forma il fascino dell’attuale chiesa, che con l’annesso monastero risale agli inizi del XIII secolo. La chiesa, in particolare, assieme all’abbazia di Fossanova, anch’essa nel Lazio, è tra le sei-sette più belle e importanti costruzioni cistercensi in Italia.

Gli altri edifici di questo complesso, ora dichiarato monumento nazionale, sono organizzati attorno al suggestivo chiostro, su cui si apre la sala capitolare, considerata la più armoniosa tra quelle innalzate dai cistercensi in Italia. Dopo la chiesa, c'è l’ambiente principale, quello dove si riunisce la comunità per prendere le sue decisioni, per le istruzioni ascetiche dell’abate, per la lettura spirituale prima del riposo, per i ritiri annuali e per alcuni riti liturgici.

Nel corso della mia visita, passeggiando nel giardino, ricordo di essermi imbattuto in una coppia di pavoni: come balzati giù da un bassorilievo paleocristiano, superbi della loro bellezza, sfioravano col sontuoso strascico della ingioiellata coda la tenera erbetta. Come a ricordare che, dopo le pene e le austerità terrene, attende i risorti l’indicibile ricchezza e bellezza della vita celeste, da questi uccelli appunto simboleggiata.

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