Provincia di Udine, un voto a doppia lettura

Riconfermato al primo turno il presidente uscente Fontanini: ma la fiducia nel suo operato si scontra con la protesta di chi ha rifiutato la scheda
Udine

Era stato definito “un referendum sulla provincia”: e infatti sono state da molti viste in questo modo le elezioni provinciali a Udine, unico capoluogo italiano ad andare al voto. In base ai provvedimenti di riforma degli enti locali, infatti, a partire dal 30 giugno di quest'anno le amministrazioni provinciali friulane saranno sostituite da un'assemblea dei sindaci del corrispondente territorio man mano che il loro mandato arriva a scadenza, con un risparmio quantificato dal proponente – il consigliere PdL Franco Pedicini – in 15 milioni di euro l'anno. Appunto per questo era stato previsto il commissariamento – sorta di amministrazione provvisoria – di quelle in scadenza nel 2013, così da non dover rinnovare consiglio e presidente per poi attendere altri cinque anni: nella fattispecie, appunto, soltanto Udine, amministrata dal leghista Pietro Fontanini.

Il compito sarebbe spettato all'ex governatore Renzo Tondo, che però si è scontrato non solo con l'opposizione della Lega alla riforma delle province, ma anche con il concreto rischio di scissione all'interno della sua maggioranza di centrodestra ad appena due mesi dalle elezioni regionali: si è quindi concretizzato quello che molti non hanno potuto non vedere come uno scambio di favori tra Tondo – che non ha commissariato la provincia portandola al voto – e la Lega, che ha confermato il suo sostegno alla ricandidatura del governatore alle regionali. E così è partita un'iniziativa di protesta da parte di alcuni cittadini, nel ritirare la scheda per le elezioni regionali e comunali (laddove si votava anche per il sindaco) hanno invece rifiutato quella per le provinciali, per esprimere il loro dissenso verso una consultazione che sembrava avere il solo scopo di “distribuire poltrone”. L'affluenza già bassa per le regionali – il 53 per cento in provincia di Udine, leggermente più alta della media regionale – è così scesa al 51 per cento per le provinciali: appena due punti, ma sufficienti a lanciare il messaggio.

Il presidente uscente Fontanini è stato riconfermato al primo turno per un soffio con il 50,3 per cento dei voti – staccando di quasi 10 punti lo sfidante del Pd, Simone Lirussi – ma il calo in numeri assoluti è evidente: se il 55 per cento del 2008 gli era valso oltre 182 mila voti, questa volta sono poco più di 109 mila. Il “referendum sulla provincia”, quindi, si presta ad una doppia lettura: da un lato, una conferma di fiducia all'operato degli ultimi cinque anni; dall'altro, un segnale ad una politica che sembra occuparsi più di giochi di potere all'interno del palazzo che degli interessi dei cittadini.

Si andrà invece al ballottaggio per le elezioni del sindaco del capoluogo friulano: l'uscente Furio Honsell, del centrosinistra, se la vedrà con il candidato del centrodestra Adriano Ioan, avendo mancato di soli 4 punti il 50 per cento.

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