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Quello che non vediamo nei giovani

di Marta Rodríguez

Sotto la spinta dell’Anno giubilare, spesso ci sforziamo di trovare nel nostro quotidiano e in chi ci circonda motivi che ci diano speranza. Tra questi, i giovani occupano un posto privilegiato: per alcuni aspetti li consideriamo il futuro, esaltiamo la loro creatività e capacità di innovazione, la loro solidarietà… Tuttavia, raramente riusciamo a guardarli senza filtri. Il rischio è quello di valutarli a partire dalle nostre prospettive, aspettative, esperienze e paure e, così facendo, non vederli davvero per come sono.

Ciò che più fatichiamo a riconoscere è quanto possiamo imparare da loro. Troppo spesso tendiamo a pensare (anche se non lo ammettiamo esplicitamente) che in questo rapporto tra giovani e adulti abbiamo solo da dare e nulla da ricevere. In questa nostra presunzione si cela una grande cecità.

Infatti, una caratteristica dei giovani che conosciamo che mi colpisce particolarmente è la loro apertura alla diversità. Noi adulti, spesso, ci soffermiamo sulle forme che essa assume e fatichiamo a coglierne il vero significato. I giovani sono tolleranti non per convenzione, ma perché desiderano con convinzione che ciascuno possa essere sé stesso. Hanno una sorta di allergia nei confronti di tutto ciò che viene loro imposto e diffidano sistematicamente delle affermazioni che si presentano come universali e immutabili. In sostanza, le percepiscono come un vincolo che soffoca la loro individualità.

Per questo motivo, apprezzano tutti coloro che non hanno paura del giudizio altrui e scelgono di essere autentici. Ammirano coloro che sfidano il politicamente corretto e hanno il coraggio di cercare il proprio cammino. Questo atteggiamento, se da un lato potrebbe renderli meno radicati (nel senso di avere punti di riferimento stabili), dall’altro sicuramente li libera da vincoli e condizionamenti. Questa sete di autenticità è veramente una risorsa di cui fare tesoro.

Sono sempre più convinta che affrontare le sfide proprie di ogni epoca richieda una sinergia tra le generazioni. Questo implica uno scambio che sia autentico: dare e ricevere, imparare e scoprire insieme la strada.

Noi adulti abbiamo bisogno di far rifiorire uno sguardo limpido, capace di riconoscere la novità e di metterci in discussione quando è il momento. Questa onestà viene immediatamente riconosciuta dai giovani, che la ricambiano con la loro. Secondo me, ascoltarsi reciprocamente e dialogare alla pari sono veri motivi di speranza. Ma c’è bisogno di una nostra piccola conversione personale per far sì che possano attuarsi.

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