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Persona e famiglia > Noi due

Profili social: cosa accade alla mia mente quando scorro lo schermo?

di Dorotea Piombo

- Fonte: Città Nuova

Studi dimostrano come l’uso della tecnologia aumenta la gelosia, l’insicurezza e i conflitti di coppia.

Foto Pexels

Ti sei mai trovato a chiederti perché la gelosia può farti sentire così vulnerabile, soprattutto quando in gioco ci sono smartphone, social media e messaggi che spuntano ovunque? Ti sei mai chiesto come mai, nonostante la fiducia nel partner, quell’emozione sotterranea riaffiora muro contro muro, più viva e intensa che mai?

Oggi, nel mondo iperconnesso di Internet, la gelosia non è più soltanto questione di cuore o di emozioni: è un intreccio complesso di processi che coinvolgono il cervello, la mente e l’ambiente digitale che ci circonda. Scoprire cosa succede dentro di noi, e come la tecnologia influenza questo sentimento, è il primo passo per gestirlo in modo consapevole e sano.

La gelosia nasce a livello profondo, nella mente, dove l’amigdala fa da sentinella emotiva, percependo qualsiasi minimo segnale di pericolo affettivo e innescando una serie di emozioni intense come paura, ansia e rabbia. Per fortuna, davanti a questa violenta scarica emotiva interviene la corteccia prefrontale, che ci permette di riflettere, pensare e placare questi impulsi. Quando però qualcosa va storto in questo delicato equilibrio, la gelosia può evolversi in una tempesta incontrollabile di pensieri, sospetti e comportamenti che minacciano la stabilità della relazione.

Il coinvolgimento di altre zone cerebrali, come la corteccia cingolata anteriore e il nucleo accumbens, contribuisce a dare forma a questa emozione, lavorando sui meccanismi di ricompensa, valutazione del rischio e azioni difensive connesse al legame affettivo.

Ma la gelosia non si esaurisce nelle reazioni neurologiche. A livello cognitivo, chi la prova spesso interpreta in maniera distorta certi segnali, trasformando dettagli apparentemente innocui in sospetti o prove di tradimento. La cosiddetta “ragione emozionale” porta a dare valore assoluto alle proprie emozioni, facendole diventare la misura della realtà, anche quando non esistono prove concrete. Questo processo, alimentato da insicurezze personali e una fragile autostima, dà vita a un circolo vizioso in cui i pensieri negativi e le emozioni si rinforzano a vicenda.

L’ingresso prepotente dei social media nel nostro quotidiano ha cambiato profondamente le dinamiche della gelosia, ampliandone le fonti e rendendola più insidiosa. Oggi il controllo ossessivo dei profili sociali del partner, il continuo monitoraggio dei “mi piace”, commenti o vecchi post, e la pratica del “doomscrolling” – ovvero lo scorrere compulsivo alla ricerca di contenuti negativi o preoccupanti – amplificano ansie e sospetti, minano la fiducia e aumentano i conflitti.

Diversi studi scientifici recenti confermano questo legame tra gelosia e utilizzo dei social media. Nel 2018, Christine Yacoub e John Spoede hanno evidenziato come il controllo eccessivo dei sociali sia associato a livelli più bassi di soddisfazione nelle relazioni amorose, con una crescita significativa di gelosia e insicurezza.

Già nel 2014 Margaret Colleen Stewart e colleghi avevano dimostrato che il monitoraggio ossessivo su Facebook provocava maggiore incertezza e conflitti nella coppia. Nel 2017, uno studio condotto da Brandon McDaniel e collaboratori ha sottolineato come piattaforme come Instagram possano aggravare l’ansia da attacco e tensioni relazionali, soprattutto in presenza di comportamenti digitali percepiti come sospetti o infedeli.

Piccoli segnali come un “mi piace” su una foto o un commento del passato possono diventare micce per innescare grandi crisi emotive. Questo meccanismo si alimenta perché il digitale consente di esplorare un passato spesso sconosciuto o tacito, ma la ricerca ossessiva di “una prova” può rivelare più sofferenze che rassicurazioni. Il cosiddetto “doomscrolling sentimentale” assorbe le energie emotive, trasformando la curiosità in motivo di angoscia. Paradossalmente, più si cerca di conoscere e controllare ciò che è stato, più si rischia di alimentare la propria insicurezza e, di riflesso, quella del partner.

A livello fisico, la gelosia digitale non è meno intensa di quella “tradizionale”. Il sistema nervoso autonomo risponde con sintomi evidenti come tachicardia, sudorazione, tensione muscolare e un senso di irrequietezza diffuso. Questi segnali sono la manifestazione corporea di una prolungata attivazione delle aree cerebrali emotive, che, se reiterata, può portare a vere e proprie situazioni di stress cronico, con conseguenze a livello sia psicologico che fisico.

Inoltre, la dipendenza dalle piattaforme digitali e dagli algoritmi di ricompensa rende più difficile spezzare questo circolo vizioso. Le continue notifiche, le interazioni e la necessità di essere costantemente aggiornati ostacolano la capacità della corteccia prefrontale di controllare le reazioni impulsive, perpetuando il monitoraggio compulsivo e l’ansia da gelosia.

Ma come uscire da questa spirale? La risposta sta nella consapevolezza e nell’equilibrio. Pratiche come la mindfulness e il sostegno psicologico si dimostrano efficaci nel ristrutturare i modelli di pensiero disfunzionali e nell’aiutare a regolare le emozioni. Fondamentale è anche la comunicazione autentica e aperta con il partner, che deve basarsi sulla condivisione dei propri sentimenti senza accusare o colpevolizzare.

Avere il coraggio di dire “Mi sento insicuro” o “Ho provato gelosia” crea possibilità di comprensione reciproca e di rafforzamento del legame. Al contempo, è importante prendere decisioni consapevoli riguardo all’uso del digitale: evitare il monitoraggio ossessivo dei profili social, stabilendo regole condivise su ciò che è accettabile e ciò che non lo è, e imparare a fidarsi non solo delle parole, ma dei fatti e degli atteggiamenti nella vita quotidiana.

Comprendere che il passato del partner è immutabile e che ciò che conta è il presente, insieme al rispetto di confini sani nella sfera digitale, rappresenta un baluardo contro la degenerazione della gelosia in ossessione distruttiva. La realtà dell’era digitale ci impone di evolvere nel modo in cui gestiamo le nostre emozioni: la gelosia non deve diventare né un nemico da combattere né un mostro da inseguire, ma un segnale da ascoltare per crescere come individui e come coppia. Questo delicato equilibrio tra cuore, mente e tecnologia può diventare la chiave per relazioni più forti, resilienti e profonde.

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