Prendiamola sportivamente

Tra ricerche sul web e tattiche di rilassamento, le ultime ore prima dell'esame: le impressioni - semiserie - di una maturanda

In queste ultime ore, il web impazza: tra ricerca dei temi più gettonati, consigli più o meno improbabili su cosa mangiare prima dell’esame, come memorizzare più facilmente i concetti e quali scongiuri esercitare, pare che l’ansia da maturità abbia contagiato anche la rete – che si preoccupa pure di fornire i consigli su come affrontarla. Ma loro, i maturandi, appaiono in realtà piuttosto disincantati davanti a questa frenesia e a chi pretende di dare consigli miracolosi: «Certo, anch’io ho cercato il “tototema” – ammette Sofia, che si prepara alla maturità scientifica – ma è inutile, tanto non ci azzeccano mai!». Lei, un’idea da Superenalotto in realtà ce l’ha: «Me la sento che il titolo di letteratura sarà su Dante, non esce dal 2009». Ha cercato anche i consigli su diete e tattiche di studio, «perché alla fine cedi sempre alla tentazione di farlo, ma poi quando li hai letti pensi che siano una cavolata o la scoperta dell’acqua calda: ovvio che la sera prima non mangio la frittura di pesce! E soprattutto, come faccio a non bere caffè? Me lo sono concesso perfino io che soffro di gastrite!».

 

Anche le tabelle di marcia sullo studio lasciano a desiderare: «Impossibili da seguire, a meno che uno non abbia una volontà di ferro: come posso “uscire con gli amici per rilassarmi” la sera prima, e poi mantenere il proposito di “alzarsi alle 8 per iniziare alle 9”, andando avanti tutta la giornata con “10 minuti di pausa ogni ora”?». Meglio quindi rifarsi ai propri ritmi e tattiche di memorizzazione ben collaudati, come ricordarsi il vero cognome di Saba perché «assomiglia al nome del supermercato di fronte a casa», o riguardare le prove degli anni precedenti.

 

Nemmeno la tecnologia verrà molto in aiuto per questa maturità: alcuni presidi hanno annunciato che schermeranno le aule, in modo che gli studenti non possano cercare in rete la soluzione ai loro problemi. Sofia, però, da brava atleta – è stata tre volte campionessa italiana di pattinaggio su rotelle – la prende sportivamente: «Le coppe si vincono agli allenamenti, si va alle gare solo per ritirarle. L’esame è il risultato del lavoro di cinque anni, e sono sicura che, anche se preparassi bigliettini o simili, alla fine non li userei: va preso con serietà, e se hai seminato bene, raccogli i frutti anche al di là del voto della singola prova. So di studenti che si sono scaricati addirittura le applicazioni dell’I-Phone per la seconda prova…secondo me non ha senso, non lo farei mai!».

 

Insomma, lo sport abitua alla correttezza in competizione. Sofia, in effetti, si sente un po’ come prima di una gara: «Ho lo stesso tremolio alle gambe e le stesse farfalle allo stomaco, ma sono più serena: nelle competizioni avevo la pressione di dover dimostrare qualcosa agli altri, come il mio allenatore e la mia società sportiva, e quindi ero intrattabile. Ora, invece, devo dimostrare qualcosa solo a me stessa». Anche la tesina che ha preparato, sul tema del doping, nasce dalla sua esperienza in pista: «È stato il comportamento scorretto di una delle atlete della nazionale, che mi ha molto delusa, a spingermi a scegliere questo argomento». Che dire…in bocca al lupo!

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