Premiata l’Opac, contro le armi chimiche

L’organismo con sede a L’Aia è stato insignito del massimo riconoscimento per la pace. Una giusta battaglia non ancora vinta
Armi chimiche

Da qualche anno i riflettori dell’opinione pubblica internazionale sono concentrati sul Premio Nobel per la pace che, come si sa, viene attribuito da una giuria norvegese. È difficile, infatti, che tale premio accontenti tutti. Questa volta forse il giudizio favorevole sarà unanime, perché viene premiato un organismo, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), che combatte contro armamenti tra i più odiosi esistenti al mondo. Forse solo i produttori di armi chimiche saranno scontenti!

È certamente la Siria che ha indotto i giurati norvegesi a scegliere l’Opac: il clamore suscitato dalla strage della periferia di Damasco, la minaccia dell’operazione militare statunitense, la lunga tessitura diplomatica avviata dai russi, le accuse rivolte anche ai ribelli di usare armi proibite… Tutto ciò ha portato l’opinione pubblica internazionale a concentrarsi di nuovo sul problema di questi strumenti chimici di distruzione di massa, da tempo messi al bando dalla comunità internazionale.

L’Accademia di Oslo ha deliberato giustificando la sua scelta per «l’impegno dell’Opac a favore dell’eliminazione delle armi e degli arsenali chimici», organizzazione che ha sede a L’Aia ed è l’organo esecutivo della Convenzione sulle armi chimiche (Cwc), entrato in vigore nel 1997. Ad oggi conta 189 Stati membri. Per questo suo ruolo, è stata incaricata dal Consiglio di sicurezza Onu di controllare le operazioni di distruzione degli arsenali chimici del regime di Assad entro il 30 giugno 2014. Ultimamente si è parlato di una missione condotta da un centinaio di specialisti. Ma ancora si attendono conferme.

In ogni caso va salutato con gioia questo Premio Nobel, che pare premiare, seppure con un po’ di atteggiamento politically correct, un organismo che alla pace contribuisce sul serio.

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