“Povere creature!”: lo strano che fa riflettere

Il film Povere creature!, vincitore del Leone d’oro a Venezia, due Golden Globe e favorito per gli Oscar, racconta nella sua complessità la natura umana
Scena dal film
Scena dal film "Povere creature!". (Foto wikipedia/Maxpoto)

“Povere creature!”, o Poor Thingstitolo originale -, è un film uscito in Italia il 25 gennaio 2024 ma che già in tutto il mondo sta suscitando scalpore e facendo incetta di premi. Censurato in alcuni Paesi perché esplicito, a rischio censura in altri come il Regno Unito, dove il film ha già subito dei tagli. Si annuncia come un lungometraggio problematico, ma, proprio per questo, forse si può cogliere un lato molto interessante della questione che vede al centro il regista, Yorgos Lanthimos. Sceneggiatore e produttore cinematografico greco, vanta già una carriera brillante, con 5 nomination agli Oscar e una lunga esperienza nella creazione di opere surreali. Certo, con quest’ultimo film del 2023 si è superato, aggiudicandosi il Leone d’oro al miglior film all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il Golden Globe per il miglior film commedia o musicale e il Golden Globe per la migliore attrice in un film commedia o musicale, andato a Emma Stone, protagonista brillante nei panni di Bella Baxter. È, inoltre, tra i favoriti agli Oscar.

Yorgos Lanthimos, Emma Stone, Willem Dafoe, Mark Ruffalo and Ramy Youssef con il Golden Globe per il film "Povere creature!". (Foto EPA/ALLISON DINNER)
Yorgos Lanthimos, Emma Stone, Willem Dafoe, Mark Ruffalo e Ramy Youssef con il Golden Globe per il film “Povere creature!”. (Foto EPA/ALLISON DINNER via Ansa)

Entriamo ora nella trama del film, scopriamo insieme – senza troppe anticipazioni – come una giovane donna del XIX secolo, suicida, viene recuperata da uno scienziato e, come nel Frankenstein di Mary Shelley, viene riportata in vita. Ma l’esistenza che conduce sotto il telescopio del Dr. Godwin Baxter (Willem Defoe) e del suo aiutante McCandless a un certo punto non le basta più, così fugge per scoprire il mondo con un sedicente Mark Ruffalo nei panni del ricco avvocato Duncan Wedderburn. In tutta la sua ingenuità, Bella Baxter inizia così ad esplorare la realtà. Il fatto interessante è che, proprio come una bambina piccola, è scevra di pregiudizi, tabù. Una donna «che non deve fare i conti con la vergogna», l’ha definita Emma Stone.

Totalmente incosciente di quello che la buona società prevede, segue l’istinto, ignara dell’oscurità nel mondo. Eppure, proprio per comprenderla, deciderà di cercarla e attraversarla, dopo aver ricevuto un consiglio da una vecchia signora che di brutture sembra averne viste molte e che a Bella, ottimista e idealista, spiega: «Dobbiamo sperimentare ogni cosa. Non solo il bene, ma anche il degrado, la tristezza… Così possiamo conoscere il mondo. E quando conosciamo il mondo, allora il mondo è nostro». Questo per dire che solo allora si potrà agire in modo da avere un impatto reale. Capire la realtà per viverci dentro al meglio.

Bella pone domande disarmanti, intavola discorsi così semplici e naturali che le persone che si trova di fronte, in tutta la loro propria complessità, crollano e impazziscono. Come l’avvocato Duncan, sicuro di sé, della propria avvenenza e savoir-faire da Don Giovanni, tuttavia di fronte a una donna totalmente fuori da tutte queste costruzioni – per lei valgono ben poco – entra in crisi. Questo film è, per usare una metafora, una lama affilatissima, un pugno nello stomaco, grottesco e osceno. Ma cos’è che lo rende interessante e degno di un Leone d’oro? Le potentissime riflessioni che fa scaturire, le recitazioni ad altissimi livelli, la fotografia e la sceneggiatura perfette, che, come un orologio meccanico, scandiscono scena dopo scena un vortice che avvolge lo spettatore e da cui difficilmente ci si riesce a staccare prima della fine.

Yorgos Lanthimos ritira il Leone d'oro di Venezia per il miglior film "Povere creature!". (Foto ANSA/ETTORE FERRARI)
Yorgos Lanthimos ritira il Leone d’oro di Venezia per il miglior film “Povere creature!”. (Foto ANSA/ETTORE FERRARI)

In un’intervista di Mark Kermode a Yorgos Lanthimos sul The Guardian, riportata in Italia dalla rivista Internazionale, si legge: «Le composizioni di Fendrix aiutano gli spettatori di Povere creature! ad avvicinarsi al cuore emotivo “sfasato” del film. Dico a Lanthimos che i suoi lavori, spesso piuttosto cerebrali, funzionano perché a un certo livello suscitano una risposta viscerale: ti fanno dimenare, piangere, imbarazzare e soprattutto ridere. “Esatto!”, esclama. “Essere commosso o ridere è qualcosa che non si può evitare, si può solo sentire. È un aspetto dell’arte che m’interessa molto di più di quello intellettuale. Puoi pensare ‘sì, è un bellissimo film per questo e quest’altro motivo’, ma se non provi qualcosa che non puoi descrivere, allora che senso ha?”».

Eppure, qualcosa di profondamente intellettuale in Povere creature! è presente. Non considerare questo lato sarebbe come ignorare “l’elefante nella stanza”. Tutti i discorsi sul bene e sul male, tutta la forza di aver scelto un mostro di Frankenstein in versione femminile – ispirandosi al libro del 1992 dello scrittore scozzese Alasdair Gray da cui la storia è tratta – il cui infrangere certe regole diventa ancora più scandaloso di quanto sarebbe stato con un uomo. Un messaggio di emancipazione, di liberazione personale. Il regista risponde così alla domanda provocatoria di Mark Kermode: «Ritiene i suoi film più politici o polemici?». Questa la risposta di Lanthimos: «Polemici no. Ma penso che in un certo senso siano politici, pur senza sostenere un’ideologia particolare. […] La maggior parte dei film che si pongono domande profonde ha una natura di questo tipo».

Bella Baxter, pur essendo un personaggio molto contrastante, ha accolto tutti i mali del mondo che ha incontrato, li ha vissuti a fondo, con coraggio. Ha però anche amato, provato compassione, aiutato i bisognosi, creduto e lottato per un mondo migliore, nonostante tutto.

Max McCandless: «Ditemi, da dove viene Bella?»
Dr. Godwin Baxter: «Ve lo dirò, poiché è
una storia a lieto fine».

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