Sfoglia la rivista

Italia > Carceri

Più paure che speranze?

a cura di Giuseppe Galifi

- Fonte: Città Nuova

Un detenuto del penitenziario di Verona e l’importanza di ritrovare il senso della vita

Ritorna con la tua memoria al periodo prima del tuo ingresso in carcere. Quali erano le condizioni di vita? Provavi disagio? Avevi problemi?
Sono in carcere da due anni e mezzo. Problemi no, ma piano pianino avevo preso la strada della droga… Per divertimento. Ci sono entrato senza accorgermene. Avevo paura di restarne senza, avevo paura dell’astinenza, di star male. Era colpa mia, di nessun altro. Ho sempre vissuto bene, dal punto di vista familiare, sia la mamma che mio padre hanno fatto quello che dovevano, ma pian pianino ho cominciato con la droga. Pensavo di non fare niente di male, né ai miei né a me stesso. Non mi preoccupavo di quel che facevo, né di altre cose, tipo il vestire. Bastava che al risveglio trovassi un po’ di soldi per la mia dose e stavo bene. E quando stavo bene, non pensavo di star facendo qualcosa di sbagliato. Non pensavo, ero stupido. Dovevo pensarci, ma non ci pensavo neanche.

Qualcosa è cambiato in carcere?
Questa volta sì! Qui ho trovato degli amici, vado in giro, ho cominciato a muovermi, a vedere, a capire, a usare anche la testa. Prima a causa della droga non c’era niente, il vuoto. Adesso sento qualcosa dentro di me.

Per assurdo è stato più bello per te questo periodo in carcere…
(Ride) Sì, forse perché sono uscito dalla droga. Ho cercato di studiare, di lavorare, di guadagnare qualcosa. È diverso da quando cercavo i soldi per acquistare la droga: andare dal pusher per la dose era adrenalina. Tutto poteva sembrare bello, ma era vuoto.

Nelle giornate che trascorri in carcere quali sentimenti provi? Positivi o negativi?
Positivi sì, perché vedo le cose in un altro modo, vedo alternative. Non voglio sognare che sono cambiato totalmente, perché credo che questo non si possa fare. Però posso fare qualcosa, almeno non voglio far stare male i miei, quelli che mi vogliono bene… Spesso mi ricordo di quelli che mi volevano bene, sia i familiari che gli amici.

Hai ritrovato fiducia?
Ho cominciato a vedere le cose in un altro modo. Perfino la finestra della mia piccola camera. Ho dato un senso a quella luce che viene dalla finestra. Prima era un bagliore che mi bloccava. Ora vedo dei raggi di sole e ne godo. Non serve a niente lamentarsi, dire che le cose non vanno come voglio, perché fin dall’inizio è stata colpa mia.

Stai trovando il senso della tua vita?
Sì, un po’ sì, soprattutto per l’incontro con i volontari che fanno un sacco di bene. Mi fa bene comunicare, parlare, dire cose che prima non dicevo a nessuno.

Cosa consigli a chi ha problemi di droga?
Prima cosa di svegliarsi presto la mattina, perché se la sera vuoi dormire devi stancarti, devi essere stanco. Trovarsi da fare, parlare con qualcuno, prendere dei libri, perché certe volte leggendo dei libri trovi cose che prima non pensavi. Ho letto dei libri e ho trovato che la mia personalità è tale e quale a quello che leggo. Anche nei libri dell’Ottocento c’era la voglia dell’uomo di comprendere l’altro, di aiutarlo. Non siamo diversi da quel tempo… Non devi pensare che sei intelligente e che ce la farai, che stando zitto quel problema passerà, mentre invece non passa mai. Non devi pensare che starai sempre bene e che puoi stare senza fare niente. Soprattutto non bisogna vergognarsi, perché vergognarsi e stare zitti ti mette in isolamento. Sono stato quasi 10 anni in isolamento, da solo.

In carcere hai incontrato volontari…
C’è gente che volontariamente viene a parlare con te, viene a cercarti. Fin dal primo incontro conoscono il tuo nome. Ti sorridono in faccia, parlano di ciò che ti piace, che non c’entra con la galera. Ti fanno un favore: ti fanno parlare, perché siamo in un posto in cui parlare con durezza è una cosa sbagliata, una cosa che fa male, una cosa vergognosa.

Ti sei sentito ascoltato…
Sì, ma mi sono anche divertito. Ho incontrato anche altra gente che magari non ha le buone maniere, che non accetta di discutere. A volte ho dovuto accettare condizioni che mi mettevano a disagio. Bisogna avere rispetto. Se uno parla, l’altro ascolta. Ci sono quelli che quando parli stanno attenti a quando sbagli per attaccarti, ma io voglio dire le mie idee, parlare liberamente, voglio cercare di modificarmi per non fare del male a nessuno. Ho un ottimismo incredibile, io l’ho vissuto: anche dalle cose non buone esce del buono.

Cosa chiederesti ad un’associazione di volontari?
Chiederei di far lavorare di più, di cercare di mettere i pezzi giusti sulla tavola giusta, aiutarti a calcolare ciò che hai davanti, imparare a comunicare, a non offendersi anche se ti dicono qualcosa di sbagliato. Tutto esiste sotto questo cielo. Ci sono quelli che non hanno rispetto verso le altre idee, ma se io ho le mie idee ci deve essere la possibilità di dirle. Preferisco dirle e discutere anche con chi pensa diversamente. I volontari devono essere presenti per aiutarci.

Che speranze e che paure hai per il futuro?
Ho più paure che speranze. Devo svegliarmi ogni mattina e combattere per come va la vita. Posso programmare, ma le cose non vanno sempre come voglio io. Le piccole cose sono trovarmi un lavoro e sentirmi uomo, avere un desiderio e realizzarlo. Poter fare quello che desidero, sviluppare le mie passioni. Un tempo la passione l’avevo persa. Ho un sogno che voglio realizzare e sto facendo qualcosa per raggiungerlo. Non voglio dire che non penso al futuro, però a volte penso che mi mancano le basi. Devo ritrovarle, metterle in atto e, basandomi sull’esperienza che ho vissuto, attuare tutte le passioni che ho. Vorrei mettermi in gioco, penso anche al giornalismo e alla letteratura…

Ma queste sono “speranze”!… Ti auguro di realizzarle!

Riproduzione riservata ©

l'intervista in pdf
Scarica allegato
Esplora di più su queste parole chiave
Condividi

Ricevi le ultime notizie su WhatsApp. Scrivi al 342 6466876