Sfoglia la rivista

Firme > Chiesa cattolica

Leone XIV: blasfemo giustificare religiosamente violenza e lotta armata

di Sara Fornaro

Nel messaggio per la giornata mondiale della pace del primo gennaio, il papa ricorda ai cristiani che seguono un Dio disarmato e mostra il suo programma: il dialogo, l’ascolto e l’incontro, anche con i nemici della pace

Papa Leone XIV riceve in udienza i figuranti del “Presepe vivente” della basilica di Santa Maria Maggiore, 13 dicembre 2025. Foto Ansa/Vatican Media

La pace di Gesù risorto è disarmata, perché disarmata fu la sua lotta… Di questa novità i cristiani devono farsi, insieme, profeticamente testimoni, memori delle tragedie di cui troppe volte si sono resi complici”. Parla con chiarezza, papa Leone XIV, nel messaggio per la LIX giornata mondiale della pace del primo gennaio 2026. Il titolo, “La pace sia con tutti voi. Verso una pace disarmata e disarmante”, riprende le prime parole pronunciate da Prevost il giorno della sua elezione al soglio di Pietro.

Il papa denuncia la corsa al riarmo, le politiche educative che diffondono il senso di paure e insicurezza e una nozione meramente armata di difesa e di sicurezza, l’uso di armi e strumenti di intelligenza artificiale che sembrano deresponsabilizzare i governanti di fronte ai conflitti e ai morti, gli enormi interessi economici che spingono verso le guerre, i tentativi di trasformare in armi anche pensieri e parole. Leone XIV presenta anche la strada che ha intrapreso, che può spiegare anche tante parole non dette, finora. “«Chi ama veramente la pace – ricorda il papa – ama anche i nemici della pace». Così Sant’Agostino raccomandava di non distruggere i ponti e di non insistere col registro del rimprovero, preferendo la via dell’ascolto e, per quanto possibile, dell’incontro con le ragioni altrui”.

Non sono poche le persone con un “cuore pronto alla pace”, tuttavia, davanti ai conflitti in corso, sentono “un grande senso di impotenza”. Quando trattiamo la pace come un ideale lontano, commenta il papa, “finiamo per non considerare scandaloso che la si possa negare e che persino si faccia la guerra per raggiungere la pace. Sembrano mancare le idee giuste, le frasi soppesate, la capacità di dire che la pace è vicina. Se la pace non è una realtà sperimentata e da custodire e da coltivare, l’aggressività si diffonde nella vita domestica e in quella pubblica. Nel rapporto fra cittadini e governanti si arriva a considerare una colpa il fatto che non ci si prepari abbastanza alla guerra, a reagire agli attacchi, a rispondere alle violenze”.

Questa “logica contrappositiva è il dato più attuale in una destabilizzazione planetaria che va assumendo ogni giorno maggiore drammaticità e imprevedibilità. Non a caso, i ripetuti appelli a incrementare le spese militari e le scelte che ne conseguono sono presentati da molti governanti con la giustificazione della pericolosità altrui. Infatti, la forza dissuasiva della potenza, e, in particolare, la deterrenza nucleare, incarnano l’irrazionalità di un rapporto tra popoli basato non sul diritto, sulla giustizia e sulla fiducia, ma sulla paura e sul dominio della forza”.

Leone XIV entra quindi nel dibattito in corso a livello internazionale, sottolineando l’aumento delle spese militari a livello globale, che nel 2024 sono “aumentate del 9,4% rispetto all’anno precedente, confermando la tendenza ininterrotta da dieci anni e raggiungendo la cifra di 2.718 miliardi di dollari, ovvero il 2,5% del PIL mondiale”. Il papa denuncia anche il “riallineamento delle politiche educative: invece di una cultura della memoria, che custodisca le consapevolezze maturate nel Novecento e non ne dimentichi i milioni di vittime, si promuovono campagne di comunicazione e programmi educativi, in scuole e università, così come nei media, che diffondono la percezione di minacce e trasmettono una nozione meramente armata di difesa e di sicurezza”.

Con l’avanzamento tecnologico e l’applicazione in ambito militare delle intelligenze artificiali, si va “delineando un processo di deresponsabilizzazione dei leader politici e militari, a motivo del crescente delegare alle macchine decisioni riguardanti la vita e la morte di persone umane. È una spirale distruttiva, senza precedenti… Occorre denunciare le enormi concentrazioni di interessi economici e finanziari privati che vanno sospingendo gli Stati in questa direzione; ma ciò non basta, se contemporaneamente non viene favorito il risveglio delle coscienze e del pensiero critico”.

La bontà, invece, “è disarmante. Forse per questo Dio si è fatto bambino. Il mistero dell’Incarnazione comincia nel grembo di una giovane madre e si manifesta nella mangiatoia di Betlemme. Gesù è “un Dio senza difese, dal quale l’umanità può scoprirsi amata soltanto prendendosene cura. Nulla ha la capacità di cambiarci quanto un figlio. E forse è proprio il pensiero ai nostri figli, ai bambini e anche a chi è fragile come loro, a trafiggerci il cuore”.

Serve, come affermava Giovanni XXIII, “un disarmo integrale, che si può affermare soltanto attraverso il rinnovamento del cuore e dell’intelligenza”: un servizio fondamentale che le religioni devono rendere all’umanità sofferente, vigilando sul crescente tentativo di trasformare in armi persino i pensieri e le parole. “Le grandi tradizioni spirituali, così come il retto uso della ragione, ci fanno andare oltre i legami di sangue o etnici, oltre quelle fratellanze che riconoscono solo chi è simile e respingono chi è diverso. Oggi vediamo come questo non sia scontato”. Purtroppo, afferma il papa, “fa sempre più parte del panorama contemporaneo trascinare le parole della fede nel combattimento politico, benedire il nazionalismo e giustificare religiosamente la violenza e la lotta armata. I credenti devono smentire attivamente, anzitutto con la vita, queste forme di blasfemia che oscurano il Nome Santo di Dio”.

Perciò, per Prevost, “è più che mai necessario coltivare la preghiera, la spiritualità, il dialogo ecumenico e interreligioso come vie di pace e linguaggi dell’incontro fra tradizioni e culture. In tutto il mondo è auspicabile che «ogni comunità diventi una “casa della pace”, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono».

Come il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, anche papa Prevost richiama il ruolo fondamentale per la pace della diplomazia. Inoltre, invita “quanti sono chiamati a responsabilità pubbliche nelle sedi più alte e qualificate” a considerare «a fondo il problema della ricomposizione pacifica dei rapporti tra le comunità politiche su piano mondiale: ricomposizione fondata sulla mutua fiducia, sulla sincerità nelle trattative, sulla fedeltà agli impegni assunti». È la via disarmante della diplomazia, della mediazione, del diritto internazionale, smentita purtroppo da sempre più frequenti violazioni di accordi faticosamente raggiunti, in un contesto che richiederebbe non la delegittimazione, ma piuttosto il rafforzamento delle istituzioni sovranazionali.

Il papa si chiede “come abitare un tempo di destabilizzazione e di conflitti liberandosi dal male? Occorre motivare e sostenere ogni iniziativa spirituale, culturale e politica che tenga viva la speranza, contrastando il diffondersi di «atteggiamenti fatalistici, come se le dinamiche in atto fossero prodotte da anonime forze impersonali e da strutture indipendenti dalla volontà umana». Se infatti «il modo migliore per dominare e avanzare senza limiti è seminare la mancanza di speranza e suscitare la sfiducia costante, benché mascherata con la difesa di alcuni valori», a una simile strategia va opposto lo sviluppo di società civili consapevoli, di forme di associazionismo responsabile, di esperienze di partecipazione non violenta, di pratiche di giustizia riparativa su piccola e su larga scala”.

(Leggi il messaggio integrale su Vatican.va)

Riproduzione riservata ©

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come?
Scopri le nostre riviste,
i corsi di formazione agile e
i nostri progetti.
Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni:
rete@cittanuova.it

Esplora di più su queste parole chiave
Condividi

Ricevi le ultime notizie su WhatsApp. Scrivi al 342 6466876