Se si dovesse misurare la trascendenza di un fatto per la quantità di echi e parole che produce nei media, il caso di Pablo García Navarro è stata una vera bomba. Una scheggia di questa bomba mi ha colpito il 31 agosto tramite un messaggio in una chat, nel quale Amalia diceva: «Condivido con voi la gioia che mio nipote Pablo ha appena pubblicato sul suo sito Instagram. È un influencer con 640 mila follower e, dopo un lungo discernimento, ha deciso di dedicare la sua vita al Signore nel sacerdozio, entrando presto in seminario». Il messaggino veniva accompagnato da un video pubblicato su Instagram in cui il nipote di Amalia racconta senza pudore e con semplicità la sua decisione. Poche ore dopo, la stessa notizia la trovavo in altri gruppi della rete social.
Gli echi nei media cattolici, anche internazionali, sono stati immediati e sono continuati nei giorni successivi. Poi su Instagram, da quando @pablogarna ha caricato il suo video “decisionale”, in un solo giorno i suoi follower sono passati da 640 mila a 675 mila. Certo, con reazioni di ogni tipo, ma con abbondante prevalenza di likes. Eccone alcune: «Lo seguo sui social media da un po’… E oltre a essere un influencer, come dice il post, è una persona rispettosa, amorevole con la sua gente, gentile, premuroso e divertente. Quindi, se ha deciso di fare questo passo, penso che sia perfettamente normale che voglia dedicare la sua vita completamente a Dio». «L’altra religione praticata da molti è la gentilezza della sinistra, che alla fine non si concretizza. La chiave è aggrapparsi ad alcune idee che aiutano a dare un senso a tutto». «Mamma mia, che pasticcio stanno combinando perché un bel ragazzo va in seminario. Il Signore l’ha scelto. Quello che serve è che diventi prete e che sia un bravo prete».
Da quello che mi ha poi raccontato la zia Amalia, e cercando informazioni qua e là, la decisione di Pablo ha avuto un certo percorso. Così accade con ogni fatto: matura nel tempo finché fiorisce. Dice la zia che Pablo è cresciuto in una famiglia cattolica normalmente praticante. Il ragazzo aveva tentato diverse possibilità di lavoro finché, forse per caso, si è trovato a fare il modello di capi di abbigliamento, a pubblicizzare auto e moto, ecc. Nel frattempo era entrato nelle reti social, dove si era appunto fatto conoscere come influencer cattolico e «creatore di contenuti motivazionali» (così lo presentava un anno fa l’università San Pablo-Ceu nella giornata di porte aperte ai futuri allievi), ed aveva sviluppato con altri due amici il progetto Un Mismo Equipo (una stessa squadra) per dare visibilità alle persone a rischio di esclusione. Così spiegava Pablo 4 anni fa in un’intervista sul quotidiano di Granada, Ideal: «Dobbiamo tenere gli occhi aperti quando incrociamo chi vive per strada e capire che sono lì per sfortuna, licenziamenti, morti, separazioni o cattive scelte. Passiamo loro accanto, controllando Instagram o parlando con gli amici delle birre che andremo a bere, mentre loro sono invisibili». Intanto, in 4 mesi Pablo aveva trovato un lavoro stabile a 13 disoccupati.
Ora Pablo, a 35 anni, vuole diventare sacerdote ed è convinto che «chi scommette su Dio è certo di non sbagliare».