Orti sociali a Cuneo

Un pezzo di terreno per dodici famiglie: un sostegno e un aiuto per tutti
Orti sociali

Si chiamano orti sociali. Piccoli pezzi di terra affidati alle famiglie che si coltivano il loro orto, seguite da esperti, contribuendo così al bilancio familiare e mettendo una parte del raccolto a beneficio di chi ha bisogno. Il progetto di una cooperativa sociale cuneese è diventato un esempio e a sei mesi di distanza dall’inizio dell’avventura il bilancio è estremamente positivo.

Lo slogan che ha accompagnato l’esperimento sociale e educativo è una massima che però rende bene il succo del progetto: «Se vuoi un anno di prosperità fai crescere il grano. Se vuoi dieci anni di prosperità fai crescere gli alberi. Se vuoi cento anni di prosperità fai crescere le persone».

La cooperativa sociale Cassiopea di Boves, che si occupa di inserimento lavorativo, nel maggio scorso ha lanciato, in collaborazione con Fedagri Piemonte, il progetto, consegnando lotti di circa 60 mq, ricavati da un’area data in comodato nella zona del Cerialdo a Cuneo, un quartiere disagiato con molte famiglie immigrate, e consegnando piantine, sementi e attrezzatura necessaria alla coltivazione a dodici famiglie selezionate dalla parrocchia San Pio X. La parrocchia è guidata da don Gianni Cavallo, un ex missionario per vent’anni impegnato al fianco del movimento brasiliano Sem terra. Il progetto sta proseguendo con la conduzione, da parte di questi beneficiari, del loro terreno, guidati dall’esperienza del personale di Cassiopea.

«Con un appezzamento di 50 mq si può produrre buona parte di verdure per una famiglia di quattro persone. Fornire alle persone la possibilità di coltivarsi la verdura significa dare un sostegno concreto sia sul profilo materiale che sul profilo personale. Si punta a valorizzare il loro lavoro e la loro capacità dando strumenti e conoscenze – dichiara Paola Bernardi, presidente della Cooperativa Cassiopea –. Il progetto ha molte valenze sociali e educative. Sostiene i nuclei familiari che per via della crisi stanno attraversando momenti di difficoltà rendendoli parte di un sistema di mutualità più allargato. Le famiglie che hanno ricevuto l’orto in conduzione raccolgono i frutti del loro lavoro e del loro impegno e devolvono parte del raccolto a enti benefici divenendo così, a loro volta, parte attiva di un sistema solidale».

Il progetto è sostenibile anche sotto il profilo mabientale. Le tecniche di coltivazione si rifanno all’agroecologia, utilizzando al meglio le risorse che la natura offre. Negli orti c’è una nutrita presenza di fiori che, oltre all’aspetto estetico, sono importanti per attirare insetti utili. Si ricorre al compost come ammendante del suolo per mantenerlo vivo. Sui confini si sono curati alberi e cespugli, ambiente ideale per la nidificazione. La scelta delle specie ha ricalcato le varietà autoctone, disponendole in terra secondo precisi modelli di consociazioni. Inoltre le famiglie che ne hanno beneficiato sono italiane, marocchine, albanesi, cingalesi e hanno messo insieme culture del cibo differenti. Un progetto frutto dei princìpi cooperativi e dell’intersettorialità che consente al mondo agricolo e a quello sociale di dialogare, progettare e costruire insieme, attingendo dalle reciproche esperienze.
 

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