Oltre il modello di Assisi

I musulmani nelle chiese cattoliche è un gesto straordinario, ma non unico. A Tibhirine in Algeria i musulmani hanno partecipato alla commemorazione dei monaci uccisi. A Istanbul il papa ha pregato nella moschea davanti al muftì. La chiamata a correre insieme sulla via della pace
tibhirine

Oggi in Francia e in Italia molte comunità e molti imam sono andati nelle chiese per partecipare da ospiti all’eucarestia. La proposta viene dai musulmani francesi, per condividere il martirio di padre Jacques avvenuto in una parrocchia di Rouen per mano di terroristi.

 

Un gesto straordinario, ma non unico. Il 15 aprile a Tibhirine in Algeria moltissimi musulmani hanno partecipato alla memoria eucaristica dei sette monaci di Notre Dame de l’Atlas, avvenuto venti anni fa. Dunque una memoria condivisa dei martiri.

 

Papa Francesco chiama questo l’ecumenismo del sangue. A Istanbul alla fine di novembre 2014 ha detto: «Sono venuto come pellegrino, non come turista. Il motivo principale è la festa di oggi: sono venuto proprio per condividerla con il patriarca Bartolomeo. Un motivo religioso. Ma poi, quando sono andato in moschea, non potevo dire “no”. Era tutto religioso ed ho visto quella meraviglia! Il mufti mi spiegava bene le cose, con tanta mitezza, ed anche il Corano dove si parlava di Maria e di Giovanni Battista. Mi spiegava tutto. In quel momento ho sentito il bisogno di pregare e gli ho detto “Preghiamo un poco”. Ha risposto di sì. E ho pregato per la Turchia, per la pace, per il muftì, per tutti… anche per me, che ho bisogno. Ho pregato davvero, soprattutto per la pace. Ho detto “Signore, finiamola con la guerra!”. È stato un momento di preghiera intensa».

 

Ecco il nuovo dialogo interreligioso che esce dai princìpi per diventare incontro. Se le nostre eucarestie accolgono i musulmani che riconoscono il martirio di un fratello, noi siamo stati reticenti di fronte ai massacri di Bagdad di sciiti e sunniti, spesso con armi vendute e comprate in occidente. Allora il perdono rivela il mistero del Dio compassionevole in ogni luogo della Terra, là dove i bambini sono le vittime innocenti di ogni guerra. Siamo oltre il modello di Assisi, che ha il segno della coabitazione religiosa e della diplomazia, piuttosto che dell’incontro col fratello che per tutti.

 

Alla sua mensa Gesù chiama e convoca pubblicani e peccatori, prima delle persone religiose. Dunque un segno di pace che giudica le dottrine e i silenzi di tutti. Siamo arrivati a dire che si può uccidere senza odio, mentre è l’odio che uccide. Padre Jacques chiama cristiani e musulmani a correre sulla via della pace, liberi dai pregiudizi e capaci di amare e dare la vita per i nemici.

 

Abramo, padre di tutti, chiama il figlio della libera e della schiava, Ismaele e Isacco, a correre verso l’unico Dio, che rende e costituisce tutti fratelli e figli.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons