La crisi in Ucraina, scatenata dall’aggressione della Russia, è in continuo mutamento. Quella che doveva essere una guerra lampo da parte della Russia, rischia di diventare un conflitto che potrebbe protrarsi per mesi e dilaniare un paese profondamente colpito ma che sta reagendo con una fierezza da molti inaspettata.
L’Unione europea (Ue) sta muovendosi in modo alquanto compatto e coordinato nella gestione della crisi: l’obiettivo è isolare quanto più possibile la Russia per indurla almeno a trattare. Le sanzioni europee si moltiplicano e si estendono, oltre che alla Russia, anche alla Bielorussia, fido alleato di Mosca, mentre Vladimir Putin mette in allerta le forze di deterrenza strategica, in risposta alle «sanzioni occidentali illegittime».
Innanzitutto, con l’aggravarsi della situazione umanitaria in Ucraina e la fuga degli ucraini nei paesi vicini, la Commissione europea si sta adoperando su tutti i fronti per fornire assistenza di emergenza e ha annunciato ulteriori 90 milioni di € per programmi di aiuti di emergenza a favore dei civili colpiti dalla guerra in Ucraina, nel quadro di un appello urgente delle Nazioni Unite. I finanziamenti aiuteranno le persone in Ucraina e Moldova. Questo nuovo aiuto umanitario dell’UE fornirà cibo, acqua, assistenza sanitaria, alloggio e contribuirà a coprire le necessità di base.
La Moldova ha attivato il meccanismo per sostenere gli ucraini che arrivano nel paese. Austria, Francia e Paesi Bassi hanno già offerto alla Moldova un sostegno di emergenza, quali risorse per l’accoglienza e l’assistenza medica. La Commissione europea è in contatto costante con altri paesi vicini dell’Ucraina ed è pronta a fornire ulteriore assistenza in base alle richieste. Si temono 8 milioni di rifugiati, se la crisi ucraina non dovesse essere risolta in tempi rapidi, ma questa volta i Paesi europei non alzano barriere e, anzi, aprono le frontiere e sono tutti disposti ad accogliere il flusso di rifugiati.
Mediante il meccanismo di protezione civile dell’Ue, la Commissione europea sta inoltre coordinando la fornitura di assistenza materiale all’Ucraina, comprendente 8 milioni di articoli per le cure mediche essenziali e il sostegno della protezione civile. Le offerte provengono attualmente da 20 Stati membri: Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia.
Janez Lenarčič, Commissario per la Gestione delle crisi, ha ricordato che «i civili pagano il prezzo più alto dell’illegale aggressione militare russa contro l’Ucraina», laddove «la guerra rischia di costringere milioni di ucraini a lasciare la patria, causando un forte aumento dei bisogni umanitari, sia in Ucraina sia nei paesi vicini in cui gli ucraini si rifugiano». Ecco che «l’Ue è pienamente solidale con il popolo ucraino e il nostro finanziamento iniziale consentirà ai nostri partner umanitari di fornire l’assistenza urgentemente necessaria».
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha dichiarato che l’Ucraina appartiene all’Ue e che questa vuole che il paese vi aderisca. Nello specifico, l’Ue ha in atto «un processo con l’Ucraina che consiste, ad esempio, nell’integrazione del mercato ucraino nel mercato unico». Inoltre, ella ha annunciato lo stanziamento di 500 milioni di € in armi e altri aiuti all’esercito ucraino. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyy, aveva annunciato su Twitter, domenica sera, di aver parlato con von der Leyen al telefono di «decisioni concrete sul rafforzamento delle capacità di difesa dell’Ucraina, dell’assistenza macrofinanziaria e dell’adesione dell’Ucraina all’#UE».
Questa, in realtà, sembra solo un’iniziativa di propaganda, poiché la decisione di ammettere un nuovo Stato membro nell’Ue richiede l’unanimità di tutti i 27 Stati membri che, talvolta, se non spesso, non sono d’accordo con le opinioni della Commissione europea e hanno bloccato i colloqui di adesione per conflitti bilaterali con i candidati. L’Ucraina, d’altronde, non è ancora un Paese ufficialmente candidato all’adesione all’Ue e sembra impossibile che questa si realizzi in modo così repentino. Repentina, però, sarà indubbiamente stata la furia della Russia, che vorrebbe invece un’Ucraina smilitarizzata e neutrale, se non filorussa.
Attraverso lo strumento denominato European Peace Facility, l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, ha chiesto e ottenuto l’attivazione di due tipi di assistenza militare: quella per le armi non letali e quella per il materiale letale, per il quale si prevede uno stanziamento di 450 milioni di €. Ancora, l’Ue rimborserà, anche retroattivamente, tutti quegli Stati membri che invieranno armi all’Ucraina e, inoltre, provvederà anche ad incentivare, con un sostegno finanziario, l’intervento del maggior numero di capitali. La questione dell’unanimità dei 27 Stati membri per l’attivazione dello strumento è stato aggirato con la cosiddetta astensione costruttiva: uno Stato membro potrà dunque rifiutarsi di inviare armi (o come nel caso dell’Ungheria impedirne il transito) ma senza ostacolare le decisioni degli altri Stati membri.
Oltre l’aiuto umanitario, ambito classico d’intervento europeo nelle crisi militari, per la prima volta nella storia l’Ue ha deciso l’invio di armi ad un Paese in guerra, diventando quindi un soggetto attivo in un conflitto armato, ed un finanziamento specifico agli Stati membri che invieranno armamenti agli ucraini. Questo potrebbe essere un pericoloso precedente per l’Ue che, oltre avere ricevuto il Nobel per la pace nel 2012, ha tra i suoi punti fondativi proprio la pace. Le questioni etiche che ivi si aprono andranno sicuramente approfondite nelle settimane a venire.
Del resto, la riprovazione verso la Russia, vede uno schieramento di Stati e opinione pubblica quasi ovunque nel mondo. Come non ricordare le manifestazioni di cittadini che, in ogni angolo del globo, scendono in piazza in modo più o meno spontaneo: basti pensare alla sconfinata manifestazione di Berlino, dove si calcola che circa 500.000 persone siano scese in piazza a manifestare a favore dell’Ucraina contro l’aggressore russo. Si protesta anche in Russia, ma lì si rischia l’arresto.
Si mobilitano i settori dell’economia, delle imprese, dello sport, dei trasporti. I cieli europei si chiudono agli aerei russi, si bloccano le transazioni di alcune banche russe, si boicottano imprese russe o si lasciano le società russe. Piccoli e grandi iniziative di boicottaggio e sanzioni che colpiscono singoli o asset strategici russi quasi non si contano più.
La FIFA, l’organo di governo del calcio mondiale, aveva elaborato una prima proposta di sanzioni alla Russia rappresentata solo da un divieto temporaneo del nome della Russia, della sua bandiera e del suo inno nazionale, nonché il divieto di ospitare partite internazionali. Successivamente, a seguito di svariate pressioni, la FIFA ha dichiarato che avrebbe sospeso la Russia a tempo indeterminato dai tornei internazionali, espellendola dai playoff della Coppa del Mondo 2022 un mese prima delle partite di qualificazione finali.
La UEFA, l’organo di governo del calcio europeo, ha annunciato lunedì sera che avrebbe risolto il suo contratto di sponsorizzazione con la compagnia energetica statale russa Gazprom sulla scia dell’invasione dell’Ucraina. Gazprom era partner UEFA dal 2012 e l’accordo valeva circa 50 milioni di euro all’anno.
Nel frattempo, i colloqui tra delegati della Russia e delegati dell’Ucraina al confine bielorusso si sono conclusi ma proseguiranno nei prossimi giorni. Le delegazioni sono tornate nelle rispettive capitali per consultazioni. Il negoziatore russo Vladimir Medinsky avrebbe dichiarato di «avere trovato alcuni punti su cui è possibile trovare un terreno comune».