Nuovo capitolo della crisi istituzionale

Per il Supremo Tribunale è legale il voto della Camera che ha aperto il procedimento per l’impeachment della presidente Dilma Rousseff. Oggi la sentenza. Nel frattempo la Procura Generale chiede che il presidente dei deputati sia escluso dalla sua funzione, per corruzione. L’inconsistenza delle accuse alla presidente
La presidente del Brasile Dilma Rousseff

Non dà respiro la crisi istituzionale che avvolge il Brasile. Ieri il Supremo Tribunale ha annunziato che si pronuncerà in giornata in merito al procedimento per la destituzione della presidente Dilma Rousseff, procedimento iniziato dalla Camera dei Deputati e sul quale la maggioranza di governo ha sollevato varie eccezioni di costituzionalità. In attesa di pronunciarsi definitivamente, il giudice incaricato di istruire la causa ha rigettato gli argomenti presentati contro il procedimento adottato, incluso quello del voto segreto, con l’argomento che si tratta di una facoltà prevista dalla Costituzione.

 

Una sconfitta dunque per la maggioranza che appoggia la presidente Rousseff, la quale dovrà cercare un numero sufficiente di alleati, onde impedire che la maggioranza speciale prevista per l’impeachment possa destituirla.

 

Nel frattempo, ieri si è avuto un nuovo capitolo della crisi istituzionale con la richiesta della Procura Generale di destituire in forma cautelativa il presidente della Camera dei Deputati, Eduardo Cunha, sotto inchiesta per corruzione. Poco più di una settimana fa è stato proprio Cunha ad accogliere, per disposizione costituzionale, una delle accuse contro la presidente per la sua destituzione. 

 

La Procura Generale ha segnalato 11 episodi che dimostrano come Cunha abbia fatto uso della sua funzione per varie intimidazioni verso i parlamentari, sotto processo per corruzione, che hanno deciso di collaborare con la Giustizia. Inoltre, la pubblica accusa sostiene di avere le prove che dimostrano come Cunha abbia ricevuto tra 15 e 20 milioni di dollari, su conti in Svizzera e Israele, dalla società Carioca Engenharia. Cunha ha sempre negato di possedere conti in Svizzera, ma è incorso in contraddizioni e spiegazioni puerili che, tra l’altro, hanno suscitato un’ondata di reazioni nelle reti sociali. 

 

Per la Procura é necessario che il presidente della Camera sia destituito dalla sua funzione per garantire l’ordine pubblico e il corretto prosieguo delle indagini sia da parte della Giustizia che da parte della Commissione etica dei deputati.

 

Nelle prossime ore si conosceranno le motivazioni con le quali il Supremo Tribunale confermerà la legalità del procedimento di destituzione della presidente, procedimento che occuperà vari mesi dell’anno entrante, probabilmente fino a giugno.

 

Quella che vive il Brasile è una crisi che ha la sua premessa nello schema economico fortemente redistributivo applicato dal governo, uno schema fortemente inviso ai grandi capitali finanziari e industriali del Paese, oggi sotto scacco per una delle peggiori recessioni degli ultimi decenni. Le accuse mosse contro la presidente per giustificare l’impeachment sono deboli, in quanto si tratta di una prassi amministrativa applicata da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni: ritardare il trasferimento ai settore bancario di fondi pubblici destinati a essere usati in voci di spesa che, in questo modo, potevano rientrare nel successivo bilancio di spesa.

 

Tali spese venivano anticipare dalle banche con risorse proprie, successivamente il governo le restituiva con gli interessi corrispondenti. Comparati con i flagranti casi di corruzione, connessi con l’azienda pubblica Petrobras, si tratta di veri e propri peccati veniali. Il livello di scontro politico in corso è appunto dimostrato dalla decisione di accentuare la situazione di instabilità del Paese con argomenti così poco consistenti. Il braccio di ferro politico continuerà nel Parlamento e dipenderà dai voti che la maggioranza di governo riuscirà a garantire a sostegno della presidente.

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