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New York: la scuola fuori dalla scuola

di Giovanni Vecchio

- Fonte: Città Nuova

Riappropriamoci delle strade, togliendole al traffico veicolare. Le scuole possono tenere le lezioni anche fuori dall’aula

Domino Park – New York (AP Photo/Kathy Willens)

La strada è lo spazio più diffuso e allo stesso tempo meno utilizzato di una città. La pandemia ci ha mostrato lo spreco di dedicare buona parte dei luoghi in cui abitiamo alle auto in circolazione o in sosta: con buona parte dei lavoratori a casa, le immagini di strade deserte provenienti da città di tutto il mondo hanno mostrato l’enorme quantità di spazio che normalmente dedichiamo ai trasporti.

Per questo, fin dai primi mesi di pandemia innumerevoli iniziative hanno cercato di riappropriarsi delle strade: piste ciclabili d’emergenza, marciapiedi allargati, nuovi spazi per bar e ristoranti sono state solo alcune delle misure adottate per permettere il funzionamento delle città anche durante la pandemia. In alcuni casi, la strada è diventata una soluzione anche per la scuola, per mesi confinata alla didattica a distanza.

A partire da agosto 2020, la città di New York ha avviato un programma di “outdoor learning”, ovvero istruzione all’aperto. Coordinandosi con le autorità municipali, le scuole possono tenere le proprie lezioni fuori dall’aula, usando i cortili delle scuole, le strade antistanti e persino parchi che si trovino nelle vicinanze. Le condizioni per utilizzare le strade sono minime: devono essere vie tranquille, poco trafficate (meglio se a senso unico) e in cui non transitino normalmente autobus o ambulanze. Se una strada adempie a questi requisiti, è necessario transennarla, controllarne gli accessi e lasciare abbastanza spazio sui marciapiedi per i pedoni in transito. Invece, «come usare i cortili e gli spazi all’aperto lo decidono le scuole», come affermato dal sindaco Bill De Blasio.

«I nostri studenti hanno bisogno di tempo per correre, giocare, esplorare e creare in un modo sicuro e mantenendo la distanza sociale tra loro. L’istruzione all’aperto dà questo e molto di più», afferma l’assessore all’educazione Richard Carranza. Per questo, gli spazi all’aperto possono essere utilizzati con o senza mobili. Nel primo caso, tendoni, tavoli, sedie e altre attrezzature servono per realizzare lezioni all’aperto e vengono installati in spazi liberi dalle auto; nel secondo caso invece, adatto ad esempio alle lezioni di educazione fisica o ai corsi di teatro, si usano elementi facili da muovere e le auto parcheggiate possono restare al proprio posto.

Il programma di istruzione all’aperto ha avuto successo, ma non ha mancato di mettere in evidenza le disuguaglianze esistenti a New York. Delle circa 1600 scuole pubbliche della città, circa la metà si è candidata per partecipare al programma già pochi giorni dopo il lancio dell’iniziativa. Eppure, non tutte le scuole si trovano in condizione di trasferire le proprie attività all’aperto. In alcuni casi mancano le risorse per comprare tendoni e altri materiali necessari per proteggere gli studenti dal freddo e dalla pioggia. In altri invece sono le strade a non essere sicure, per la presenza di criminalità e per l’uso indiscriminato di armi da fuoco. Un programma innovativo sulla carta rischia dunque di essere adatto solo per le scuole delle zone benestanti, lasciando invece a casa gli studenti delle scuole più a rischio.

In ogni caso, l’idea di chiudere al traffico le strade all’entrata delle scuole non è nuova. Da anni, in Inghilterra vengono chiuse al traffico le strade negli orari di entrata ed uscita degli studenti, come strategia per ridurre l’inquinamento atmosferico, prevenire incidenti e stimolare l’attività fisica dei bambini (e dei loro accompagnatori).

Anche l’Italia ha una lunga esperienza in questo senso, con le scuole “car-free” che troviamo a Milano, Torino e in molte altre città medie. Con la pandemia però abbiamo l’occasione per un salto di qualità, utilizzando le strade di fronte alle scuole in modo continuativo. Una strategia che oggi può aiutare la ripresa di un’attività essenziale domani potrà trasformare il modo in cui viviamo e ci appropriamo degli spazi dei nostri quartieri.

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