Navalny, chi è e chi l’ha avvelenato

È in coma, avvelenato con il gas nervino, Alexei Navalny, il giornalista e principale oppositore politico del presidente russo Vladimir Putin. Lo sdegno internazionale e le reazioni di Mosca. Un profilo di Navalny.

È ancora in coma, in condizioni gravi Alexei Navalny, il giornalista e principale oppositore politico del presidente russo Vladimir Putin. «Avvelenato con il Novichok», hanno detto dall’ospedale di Berlino, in cui il leader dell’opposizione è stato ricoverato d’urgenza dopo essere stato trasferito con un volo da un ospedale russo. L’agente nervino è lo stesso usato dai sovietici per varie azioni criminali, e che due anni  fa è stato adoperato per cercare di uccidere Sergei Skripal, una spia disertore che due agenti del Gru russo (Direttorato principale per l’informazione) hanno provato a uccidere a Salisbury, nel Regno Unito. Navalny si era sentito male durante un volo di ritorno a Mosca lo scorso 20 agosto ed era stato effettuato un atterraggio d’emergenza a Omsk, in Siberia, dove ha ricevuto le prime cure. L’ospedale russo ha parlato di shock metabolico dovuto a una crisi glicemica e ha affermato che non erano presenti tracce di veleni o altre sostanze.

Lo sdegno internazionale

Angela Merkel conduce la reazione europea: «Il crimine contro Alexei Navalny è un crimine contro i valori e i diritti fondamentali che difendiamo. Hanno cercato di metterlo in silenzio», ha detto in conferenza stampa. La denuncia è arrivata da più parti del mondo e anche dal governo italiano che in una lettera spedita dalla Farnesina a suo nome ha scritto: «L’Italia esprime profonda preoccupazione e indignazione per l’identificazione da parte delle competenti autorità tedesche di un agente nervino come causa dell’avvelenamento dell’attivista russo Alexei Navalny».

Sono arrivate prese di posizione dalla Francia, dall’Inghilterra, dalla Casa Bianca, dalla Commissione europea e dal segretario della Nato, Jens Stoltenberg, che su Twitter ha voluto manifestare la sua volontà di andare in fondo a questa storia collaborando su più fronti: «Condanno completamente l’uso di un agente nervino di livello militare, il che rende ancora più urgente che la Russia conduca un’indagine completa e trasparente. Ci consulteremo con la Germania e tutti gli alleati della Nato sulle implicazioni».

Il Cremlino respinge le accuse

«Non vi sono ragioni per accusare la Russia di aver avuto un ruolo nell’avvelenamento di Alexei Navalny», ha dichiarato il portavoce di Putin Dimitri Peskov. Per poi aggiungere: «La Russia non vuole che la Germania salti a conclusioni affrettate senza dialogare sulla questione. Nessuno è stato avvantaggiato dall’avvelenamento di Navalny». Il capo dell’intelligence russa all’estero (Svr), Serghiei Narishkin, ha detto di non escludere che il presunto avvelenamento dell’oppositore russo Alexei Navalny possa essere una provocazione dei servizi segreti occidentali. «Non possiamo escluderlo», ha affermato Narishkin rispondendo a una domanda dei giornalisti, per poi ribadire la versione di Mosca secondo cui i medici russi non avrebbero trovato tracce di veleno nel sangue di Navalny.

Chi è Navalny

Il giornalista russo è diventato il principale oppositore di Putin dopo 10 anni d’inchieste che hanno evidenziato la corruzione del governo. È famoso per le sue campagne di comunicazione politica, come leader del Partito del progresso, un movimento di centrodestra e nazionalista. L’attivista accusa gli esponenti del partito di governo di essere ladri, corrotti e di non permettere al popolo di chiedere conto delle azioni dell’esecutivo, come in una normale una democrazia.

Iniziò a occuparsi di politica nel 2000, poco più che ventenne. Era inizialmente conosciuto per un blog che aveva aperto nel 2006 sulla piattaforma Live Journal, ma la sua popolarità cominciò a crescere davvero nel 2011, nel corso delle proteste che contestavano irregolarità durante le elezioni parlamentari. Quello stesso anno creò una fondazione anticorruzione con l’obiettivo di raccogliere segnalazioni e indagare su eventuali illeciti commessi dai funzionari governativi.

Navalny ha sempre promosso campagne di comunicazione politica originali per ottenere consenso e per questo gode di una grande popolarità. Per avvicinare gli elettori favorevoli al governo lanciò il progetto Ros Yama per consentire ai cittadini di segnalare le buche nelle strade: un problema molto sentito in Russia. Nelle sue manifestazioni distribuisce pupazzetti gialli, diventati simbolo della protesta: un oggetto apparentemente innocuo, che la polizia non riesce a guardare con sospetto, a cui i manifestanti danno un significato molto forte.

Un altro strumento per creare consenso è quello dello smart voting: ai cittadini viene richiesto di  votare il candidato più forte in opposizione a Putin, indipendentemente dal partito di cui fa parte. È proprio grazie a questa tattica che l’opposizione è riuscita ad ottenere quasi la metà dei seggi del consiglio comunale di Mosca.

Navalny è stato più volte arrestato e incarcerato nel corso degli anni per la sua attività politica e le sue inchieste giornalistiche. Ha sempre messo a rischio la sua incolumità: nel 2017 rimase cieco da un occhio per via di un attacco con una sostanza chimica da parte di un attivista filo-Putin. L’anno scorso ha subito un altro presunto avvelenamento mentre stava scontando una pena di 30 giorni per aver organizzato una manifestazione non autorizzata.

Le recenti riforme costituzionali permettono a Putin di rimanere al potere fino al 2036, ma il suo consenso sta perdendo forza. Ha sempre meno popolarità anche nelle fasce più povere della popolazione e non solo tra i circoli ristretti di persone maggiormente istruite.

 

 

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