Nati da un uomo e da una donna

Contano di più i diritti del bambino o il diritto ad avere un figlio? Se ne discute in Francia, dove ottocentomila persone hanno protestato contro la proposta del governo di riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso e il conseguente diritto all'adozione  
francia proteste contro matrimonio omosessuale

La data del 13 gennaio 2013 è già entrata nella storia della Francia: a Parigi, diverse centinaia di migliaia di persone hanno manifestato la propria opposizione al progetto del governo che intende legalizzare il matrimonio omosessuale.

Secondo gli organizzatori, più di 800 mila manifestanti si sono riuniti alla fine della giornata agli Champs de Mars, dinanzi alla torre Eiffel. Per la presidenza della Repubblica francese, questa mobilizzazione giudicata "consisente" non impedirà tuttavia alla legge di essere presto dibattuta e votata in Parlamento dalla maggioranza socialista: «L'impegno del presidente sarà mantenuto».

I manifestanti, arrivati con le proprie famiglie, chiedevano al governo un referendum, sperando così di salvare il diritto del bambino ad avere un padre e una madre. «Tutti nati da un uomo e una donna», era scritto sui cartelli branditi in questa domenica d'inverno a Parigi, nel corso della più grande manifestazione della società civile che sia stata organizzata dopo quella del giugno 1984, che riuscì – allora – a proteggere la scuola libera con il sostegno attivo della Chiesa cattolica.
Anche questa volta, un gran numero di cattolici è sceso in strada accompagnato da molti vescovi. Qualche giorno prima della manifestazione, il ministro dell'Educazione, Vincent Peillon, aveva accusato l'insegnamento cattolico di favorire il suicidio di tanti giovani omosessuali a causa di discorsi che suscitano sensi di colpa.

Il tono della discussione si è subito alzato. Monsignor Marc Aillet, combattivo vescovo di Bayonne, ha risposto attraverso i media parlando di una sorta di «isteria anticlericale» del governo. Per la nota sociologa Danielle Hervieu-Léger, invece, per la Chiesa si tratta di una «battaglia persa», perché «il matrimonio omosessuale finirà per imporsi in Francia come in tutte le società democratiche».

Il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione e primate dei Galli, che ha percorso le strade parigine al fianco dei manifestanti, afferma che «non ci viene chiesto di vincere, ma solamente di combattere». E aggiunge: «Il Parlamento non è Dio Padre», persuaso che la nuova proposta di legge possa provocare uno «scontro di civiltà». Il progetto di legge, presentato da chi lo osteggia come una «negazione della realtà», non consente soltanto il matrimonio e l'adozione a coppie dello stesso sesso; esso trasforma completamente la natura del matrimonio «e sconvolge l'eredità del nostro modello di società», secondo le parole di François Fillon, ex primo ministro del precedente governo.


Ma come si fa a pensare che un bambino possa avere due padri e due madri?
Questa è la questione di fondo sollevata in particolare dai pediatri, che sottolineano come «i diritti del bambino devono prevalere sul diritto ad avere un bambino».

Questo perché dietro il matrimonio omosessuale si profila il ricorso alla procreazione assistita e alla maternità surrogata, argomenti gravi e seri rispetto ai quali si spera che la manifestazione del 13 gennaio possa convincere il governo di sinistra a fare marcia indietro.


«La vita umana si dona o si riceve, non è oggetto di un diritto», sintetizza Jérôme Vignon, presidente delle Settimane sociali francesi, precisando che la questione non è di sapere se due genitori dello stesso sesso saranno oppure no dei buoni genitori, ma di sapere se i bambini – di cui si dovrebbe a priori decidere di alterare la filiazione – vivranno felici».
 

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