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In profondità > Verso l'Assemblea del Focolari/8

Narrative giovani

di Tommaso Bertolasi

Tommaso Bertolasi, autore di Città Nuova

Possibili linee d’azione per rigenerare la società

Foto: Candela Copparoni

In molti Paesi d’occidente la Chiesa cattolica sta vivendo una emorragia di giovani, in particolare di giovani donne, ma anche piccoli significativi segni di nuova primavera di cui sono esempio il consistente numero di battesimi adulti in Francia, il fiorire di adesioni a movimenti giovanili in Spagna, il milione di giovani presenti alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona e al recente Giubileo dei Giovani.

Nel Movimento dei Focolari, almeno in Europa a livello giovanile, pochi fiori sembrano resistere a un cambio climatico che con le sue ondate di calore inaridisce la terra. Ebbene, in questo contesto, la prossima Assemblea generale potrebbe e dovrebbe offrire la possibilità di dare un colpo d’ala riguardo al mondo giovanile. A tal fine mi permetto di suggerire possibili linee d’azione concrete.

Imparare a pensare

Si è investito molto sulla formazione, ma non sempre si è investito bene. Il fatto è che corsi di counseling o di pastorale giovanile possono giovare a quanti possiedono già categorie culturali per leggere il mondo e, soprattutto, per interpretare e raccontare il carisma oggi. Siccome però c’è grande penuria di questa capacità d’interpretazione e narrativa, è inderogabile imparare a pensare.

Per farlo occorre immaginare percorsi personalizzati di approfondimento (soprattutto, ma non solo) teologico, in un corpo a corpo con la Scrittura e con le altre scienze umane e sociali. Tale investimento nello studio, si badi bene, non è prerogativa dei focolarini o di qualche adulto, ma dev’essere anzitutto diretto ai giovani. Andrebbe rispettata una gerarchia di investimenti nella formazione, con i giovani al primo posto, ai quali dovrebbe essere destinato il massimo delle risorse. Solo poi, in misura molto residuale, si dovrà investire sulla formazione dei formatori.

Laboratori di pensiero

In tal senso avanzo due proposte concrete. La prima: in epoca di analfabetismo religioso propongo di mettere a disposizione dei giovani delle piccole borse di studio per frequentare corsi biblici nelle Facoltà Teologiche e Istituti Superiori di Scienze Religiose.

La seconda è attivare laboratori di pensiero interdisciplinari e intergenerazionali che devono avere come output un pensiero e una prassi rinnovati. Da poco è stato avviato un laboratorio di pensiero tra giovani studenti e giovani ricercatori in collaborazione con questo giornale e con la rivista di cultura Nuova Umanità. Ne parleremo in futuro.

Altre iniziative diverse ma analoghe, dall’Economy of Francesco al Dizionario Dinamico di Ontologia Trinitaria, passando per i gruppi di lettura della Bibbia (un bell’esempio di ciò è a Brescia), possono essere luoghi di fioritura di idee, visioni e azioni concrete per irrorare una terra sempre più arida di beni spirituali.

Alleanza intergenerazionale

Abbiamo scritto su queste pagine (in agosto) che il patto intergenerazionale si è rotto. Un dato apparentemente controintuitivo ne dà ragione: varie iniziative giovanili vedono un numero di adulti accompagnatori altissimo in rapporto ai giovani.

L’idea dell’iperspecializzazione, secondo cui servono molti “tecnici” o “esperti” per offrire percorsi di formazione integrale può avere come effetti collaterali: la sterilizzazione degli ambienti, perché in essi tutto viene messo sotto controllo; l’infantilizzazione dei giovani “iperaccompagnati” e dunque depotenziati di autonomia; e, infine, una tacita ma reale mancanza di fiducia (soprattutto in se stessi?) da parte di adulti preoccupati di aver tutto sotto controllo.

Forse le iniziative giovanili dovrebbero invece seguire un principio di accompagnamento minimalista: pochissimi accompagnatori qualificati, di cui molti dovrebbero essere i giovani più grandi, e reale responsabilità di tutti gli altri.

Concentrazione dei progetti

Negli ultimi anni, in varie parti del mondo, si sono moltiplicate una costellazione di piccole iniziative a favore dei giovani, le quali hanno visto una dispersione di energie e risorse finanziarie a fronte di pochi risultati.

Sarebbe bene scegliere di concentrare queste energie sia dove già esistono progetti consolidati e funzionanti, come per esempio nelle cittadelle, sia dove la realtà veramente lo richiede. Occorre decidere.

Corresponsabilità giovanile

Un possibile criterio di discernimento potrebbe essere quello della corresponsabilità giovanile, ovvero quello di attivare iniziative solo laddove ci siano giovani, per esempio tra i 25 e i 35 anni, in grado di divenire corresponsabili dei progetti stessi. Chi, se non loro, è in grado di comprendere i codici giovanili e di rinnovare le narrative del carisma oggi?

Adattarsi ai cambiamenti climatici spirituali, con le loro ondate di calore che inaridiscono la terra della fede, è troppo poco. Non basta nemmeno adattarsi ad essi. Occorre rigenerare la terra, irrigarla, fecondarla, custodirla. E chi meglio di un giovane, di una giovane, per generare?

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