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Roma, assoluzione piena per Baobab. La solidarietà non è reato

a cura di Giustino Di Domenico

Dopo sei anni di indagini è arrivata la sentenza di assoluzione dal reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per i volontari di Baobab Experience. L’assoluzione è piena perché il fatto non sussiste

 

Come riporta in tempo reale l’agenzia Askanews, si è conclusa in maniera positiva la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto il centro sociale Baobab, da anni attivo a Roma. zona Tiburtina, per offrire assistenza e accoglienza ai migranti. «Andrea Costa, il responsabile di ‘Baobab exprecience’, rischiava la condanna per il reato di emigrazione clandestina. La sentenza, emessa dal gup in abbreviato, ha fatto cadere le accuse anche nei confronti di altre due attiviste della Onlus. La stessa Procura di Roma aveva sollecitato l’assoluzione per tutti gli imputati».

In una conferenza stampa svoltasi il 21 aprile i volontari di Baobab si erano spressi con queste parole: «tornati, a pochi giorni dal verdetto, da una missione umanitaria al confine tra Ucraina e Moldavia, abbiamo sentito il bisogno e, assieme, il dovere di denunciare il paradosso in cui, oggi forse più che mai, ci troviamo a svolgere la nostra azione di volontariato.

Nel momento in cui giungiamo in Italia con persone evacuate dall’Ucraina, attraversando 5 frontiere – tra le quali due extra-comunitarie e dunque l’invalicabile Fortezza Europa – siamo chiamati, da Politica e Opinione pubblica, “eroi”, ma siamo seduti sul banco degli imputati per aver aiutato persone di origine sudanese e ciadiana – opportunamente identificate e con il pieno diritto di muoversi sul territorio italiano – a raggiungere il Campo della Croce Rossa di Ventimiglia.
Noi non siamo mai eroi, esattamente come non siamo mai criminali. Siamo volontarie e volontari; siamo solidali.
E i profughi sono sempre profughi, sia se fuggono da un orrore vicino come l’occupazione russa dell’Ucraina sia se si mettono in salvo da una tragedia lontana, come la sanguinosa guerra civile sudanese o dalla dittatura ciadiana».
Foto La Presse

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