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La marcia del Rione Sanità

Duemila persone alla manifestazione in memoria di Gennaro Cesarano, il diciassettenne ucciso al Rione Sanità, a Napoli, nella notte tra sabato 4 e domenica 5 settembre 2015. È stata la risposta nata, come ha raccontato Alex Zanotelli, il missionario  comboniano che si è stabilito da tempo in questa zona della città, grazie all’iniziativa di alcune donne del Rione dopo la celebrazione di una messa per “Genny”. Secondo Zanotelli, «in questo quartiere non ci sono asili né scuole. L’unico istituto superiore ora è stato sottodimensionato. Senza punti di riferimento, si lascia il quartiere in mano allo spaccio e alla camorra. Dalla scuola alla società passando per le istituzioni, tutti noi abbiamo delle responsabilità e dobbiamo fare la nostra parte. Il primo passo per un vero cambiamento è averne coscienza. Guardiamoci dentro tutti, perché il sistema siamo noi. E a cambiare dobbiamo essere prima noi, abbandonando quella cultura consumistica ed individualistica che da 30 anni a questa parte ha preso il sopravvento. Anche la chiesa deve fare ancora tanto in termini culturali. Sono sempre di più i giovani che si allontanano e quello che sta accadendo in alcune zone di Napoli, come piazza Bellini, dove fino a notte fonda i ragazzi bevono e si azzuffano, ci racconta di una crisi di valori enorme. Se i nostri ragazzi sentono l’esigenza di andare lontano per credere in qualcosa, di partire dall’Europa per arruolarsi contro l’Isis, vuol dire cha abbiamo fallito».  

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