Lo scorso 19 settembre, il vulcano Cumbre Vieja sull’isola canaria di La Palma, in Spagna, ha eruttato causando l’evacuazione di migliaia di residenti e la distruzione di interi villaggi.
Dieci giorni dopo, martedì 28 settembre, la lava non solo non si era spenta, ma è riuscita a raggiungere l’Oceano Atlantico e ad occupare 19 ettari, passando sopra le piantagioni di banane, il sostentamento agricolo della regione, e causando un’enorme esplosione.
Di conseguenza, la temperatura dell’acqua è aumentata e le emissioni di anidride carbonica, acido carbonico e acido solforico hanno aumentato la sua acidità. C’è stata una diminuzione dell’ossigeno e un incremento delle concentrazioni di ferro, rame, cadmio e mercurio.
Secondo gli esperti dell’Istituto Oceanografico Spagnolo (IOE), questo squilibrio naturale causa una drastica alterazione dell’ecosistema marino, inquinamento, fuga di specie e mortalità. Sul lato positivo, l’effetto è transitorio e l’ambiente dovrebbe rigenerarsi entro due anni. Foto: AP
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Dodici giorni di fuoco
di Redazione
Il vulcano Cumbre Vieja di La Palma, nelle isole Canarie, è inarrestabile. Dopo dodici giorni di eruzione il fuoco continua a soffocare l’isola e provoca gas tossici quando entra in contatto con il mare. Venerdì 1 ottobre, altre due bocche del vulcano si sono aperte con altra lava più liquida che avanza verso Los Llanos de Aridane, il comune più popolato dell’isola.
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