Ne parlano in pochi eppure è uno dei pochi segnali in controtendenza nel panorama internazionale segnato dalla corsa al riarmo e alla guerra. Come riporta il sito Pagine Esteri
Il PKK guidato da Ocalan ha deciso il maggio scorso di abbandonare la lotta armata suggellando questa scelta unilaterale con l’atto avvenuto in questi giorni di luglio di distruzione delle proprie armi : «Davanti agli occhi di funzionari turchi, iracheni e curdi, trenta combattenti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) – metà dei quali donne – hanno dato fuoco al proprio arsenale, suggellando con quel gesto la fine di una lotta armata durata oltre quarant’anni. Con le armi allineate in un grande calderone di metallo, i militanti, in uniformi beige, hanno consegnato simbolicamente un pezzo della propria identità e della loro esistenza.
Al centro della cerimonia Bese Hozat, comandante del PKK, che ha letto ad alta voce – prima in turco, poi in curdo – la dichiarazione con cui il movimento armato nato nel 1978 annunciava la sua trasformazione: «Distruggiamo volontariamente le nostre armi, in vostra presenza, come gesto di buona volontà e determinazione»».
Come riporta il sito della rete Kurdistan in Italia, il fondatore del Pkk, «Abdullah Öcalan, insieme ai detenuti del carcere di Imrali, ha lanciato un appello storico nell’ambito del “Processo di pace e società democratica”. Nella videochiamata pubblicata il 9 luglio, ha sottolineato: «La fase che abbiamo raggiunto ci impone di intraprendere nuovi passi concreti. Non credo nelle armi, ma nel potere della politica e della pace sociale e vi invito a mettere in pratica questo principio».
In assenza di foto disponili dell’evento di distruzione delle armi riportiamo foto relative al Pkk e a Ocalan che è stato al centro in Italia di un caso internazionale tra il 1998 e 1999.