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50 anni senza Martin Luther King

di Sara Fornaro

Sara Fornaro

Erano le 18.01 del 4 aprile 1968 quando Martin Luther King, mentre era affacciato al balcone del Lorraine motel di Memphis, fu colpito da un proiettile che pose fine alla sua vita. Pastore protestante e politico, leader del Movimento civile per i diritti degli afroamericani, nel 1964 ricevette il premio Nobel per la Pace. Grande studioso della non violenza di Gandhi, Martin Luther King è ancora oggi un simbolo per quanti, nel mondo, credono nell’ottimismo creativo dell’amore e della resistenza non violenta. Il suo celebre discorso del 1963, I have a dream, Io ho un sogno, pronunciato davanti al Lincoln Memorial di Washington, al termine di una marcia di protesta per i diritti civili, per il lavoro e la libertà, è una pietra miliare per quanti credono nell’uguaglianza e nella libertà: «E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho un sogno. È un sogno – affermò King in un passaggio del suo storico discorso – profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali».

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