Mubarak verso il processo

Dopo l'arresto, si attende il giudizio per l'ex leader egiziano. Le reazioni della gente alle prime prove di democrazia  
Mubarak

Si attende il giudizio per l’ex leader egiziano, attualmente in ospedale a Sharm el Sheikh. Secondo il quotidiano Masr el Yom, Hosni Mubarak sarebbe ricoverato non per un problema cardiaco, ma per lo choc psicologico subìto durante l’interrogatorio da parte di un magistrato. Ha anche iniziato uno sciopero della fame. Invece i figli Gamal e Alaa, anche loro colpiti dall’ordine di custodia cautelare per 15 giorni, sono stati trasportati nel carcere di El Tora, a sud del Cairo.

 

Ora si attende il processo ufficiale, ben diverso da quello che i manifestanti avevano già inscenato in piazza Tahrir con un manichino. «Si tratta di una novità assoluta per l’Egitto – ci spiega un attento osservatore della realtà egiziana – , un segnale anche per tutti i Paesi intorno». Le premesse per un procedimento giudiziario equo – a suo dire – ci sono: «I magistrati hanno, in genere, lavorato in maniera indipendente eccetto per le ultime elezioni, quando sono stati sostituiti da quelli filo-governativi. Per cui l’impianto di una giustizia indipendente esiste, se i militari al potere continueranno a lasciarla libera. Certo non bisogna nemmeno credere che tutta la popolazione sia soddisfatta di fronte all’arresto di Mubarak: molti lo sostengono perché gli sono grati per il suo servizio alla patria, altri lo difendono pure perché con la sua caduta hanno perso i propri privilegi».

 

Ma il vero problema nel Paese resta l’insicurezza nella vita quotidiana: violenze, furti, mancanza di presenza della polizia. «L’Alto consiglio dell’esercito si trova in una situazione imbarazzante, perché si è compromesso con il governo Mubarak. Per questo fa delle concessioni per tenere buona la popolazione, di fronte alle pressioni della piazza. La fiducia nell’esercito è rimasta intatta da parte della popolazione, che invece comincia a perdere la pazienza con l’Alto consiglio, poco trasparente nella conduzione degli affari del governo».

 

Il vuoto di potere che ancora non si colma lascia mano libera anche alle frange estremiste: «I salafiti, un gruppo musulmano particolarmente conservatore, hanno mandato dieci giorni fa un avviso alla gente in tutto il Paese, proibendo alle donne di uscire di casa non velate. E tantissime ragazze e donne davvero non sono uscite. I musulmani moderati e i cristiani hanno paura». E tanti anni di dittatura non hanno certamente aiutato e non aiutano questi primi passi liberi verso un processo democratico. «La gente non è abituata a pensare autonomamente: anche nell’ultimo referendum la maggior parte si è limitata a seguire le indicazioni dei propri leader religiosi, cristiani o musulmani che fossero. Se pensiamo poi che il 40 per cento della popolazione è analfabeta, ci rendiamo conto di come sia facile influenzarla».

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons