Monica, la madre

In occasione della festa di santa Monica una riflessione sulla maternità nella Chiesa. Poche mamme sono state elevate agli onori degli altari, ma papa Francesco inverte la tendenza
Una madre con figlio

Oggi è la festa di santa Monica, la madre di sant’Agostino (che celebreremo domani). «Figlio di tante lacrime», si è definito lui, convertito dalle preghiere e dalle lacrime della madre.

Ma non voglio soffermarmi su di lei. Mi è venuta un’altra riflessione. Quante sono le madri canonizzate e proposte alla venerazione dei fedeli? Non ho fatto una ricerca scientifica, ma penso di non sbagliare se dico che non sono molte più di dieci (e fra queste, varie sono rimaste vedove e sono entrate nella vita religiosa). Scompaiono di fronte alle migliaia di sante vergini e religiose.

Triste. Se si pensa che la maternità è l’immagine più alta di Dio sulla terra. Che Dio la Chiesa ha presentato al mondo per secoli?

Meno male che papa Francesco sta facendo un’inversione di rotta. Ha parlato ai vescovi latinoamericani di “rivoluzione della tenerezza”, ai sacerdoti di Roma ha domandato: «Tu piangi? Quanti di noi piangiamo davanti alla sofferenza di un bambino, davanti alla distruzione di una famiglia, davanti a tanta gente che non trova il cammino?».

Mi domando come mai nessun fondatore o fondatrice di famiglie religiose abbia fatto emettere ai suoi figli/e il voto di “maternità”, accanto a quello di verginità. Meno male che ci sono suore che sono “donne” e “madri”!

Giovanni Paolo I nel suo brevissimo pontificato, ha pronunciato una definizione rivoluzionaria, che ha sorpreso non pochi: «Dio è papà, e più ancora è madre».

In Brasile, nella favela, spesso iniziavamo la preghiera di Gesù nella messa così: «Padre e Madre nostra che sei nei cieli…». I poveri sentivano la carezza di Dio.

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