Mompracem, l’isola che c’era

Il rifugio di Sandokan e dei suoi Tigrotti identificato dalla ricerca appassionata di un giovane studioso di Salgari
mompracem

«Verso il tramonto un grido immenso, entusiastico, s’alzò imponente su tutti i prahos. Un isolotto era comparso all’orizzonte, circondato da un gran numero di scogliere: Mompracem, l’antico asilo delle terribili Tigri della Malesia, che un giorno avevano fatto tremare il Borneo intero e le colonie inglesi ed olandesi» (E. Salgari, La riconquista di Mompracem).

 

Che ve ne pare? Una volta tanto lasciamoci ispirare, per l’itinerario di turno, da un luogo “letterario” che ha fatto sognare generazioni di giovani, quale simbolo di ardimento, di fratellanza; un luogo selvaggio, rifugio dei perseguitati dalle ingiustizie, reso celebre da Emilio Salgari, di cui ricorre quest’anno il 100° anniversario della morte: l’isola di Mompracem, il covo dei formidabili pirati capeggiati da Sandokan e dal suo “fratellino” bianco Yanez.

 

«Mompracem! – obietterà qualcuno –. Ma è davvero esistita? Non si tratta di un’isola immaginaria, nata dalla fantasia del prolifico scrittore veronese?». Niente affatto. Salgari, che per le sue storie avventurose era solito ispirarsi alla storia passata e anche contemporanea, e che per ambientarle, per renderle più veridiche, si sottoponeva a logoranti ricerche documentarie, aveva scoperto questo nome su una vecchia carta geografica, niente più che un punto a qualche miglio dalle coste occidentali del Borneo, nel Mar Cinese meridionale. Quel nome che doveva diventare leggendario e far scorrere fiumi d’inchiostro appariva per la prima volta nel 1883, data di uscita a dispense, sul giornale veronese La Nuova Arena, del romanzo La Tigre della Malesia, poi rimaneggiato col titolo Le tigri di Mompracem, e ricorrere poi un po’ per tutto il ciclo delle avventure indo-malesi di Sandokan e dei suoi Tigrotti.

 

Mompracem dunque esisteva, o almeno era esistita. Già, perché chi avesse voluto rintracciare quell’isolotto su qualche atlante moderno, non ne avrebbe trovato traccia. Verso la fine del XIX secolo, infatti, sulle carte dapprima ne scompariva il nome, poi la stessa entità geografica. Forse che Mompracem – novella Atlantide – era stata inghiottita negli abissi del mare? Qualcuno ai giorni nostri ha tentato di sciogliere il mistero, credendo di identificarla in una delle isole Romades. Finché un ventiduenne di origini torinesi, Fabio Negro, diplomatosi allievo capitano di lungo corso e appassionato lettore di Salgari, deciso a “riconquistare” la verità sul mitico isolotto, dopo cinque anni di ricerche e un’avventurosa puntata in Borneo, sembra sia riuscito a trovare il bandolo della matassa. Lo racconta nel recente La riconquista di Mompracem, l’isola che c’era, edito da Simple a cura del Progetto “Per terra e per mare”, cui si deve la pubblicazione di accattivanti titoli dedicati all’opera dello scrittore veronese (1): un libro giovanile e spigliato quanto serio dal punto di vista della ricerca, che farà la gioia dei salgariani.

 

Per spiegare la scomparsa di quello che era poco più di uno scoglio emergente dal mare, l’autore chiama in causa il regime delle maree e la situazione geologica dell’Indonesia, la catastrofica eruzione avvenuta nel 1883 del Krakatoa, isola vulcanica situata tra Giava e Sumatra, come pure le imponenti battaglie aeree e navali che interessarono l’area durante l’ultima guerra mondiale. Comparando i risultati di una quadruplice analisi – tecnica, letteraria, linguistica e geografica (avvalendosi anche dell’ispezione satellitare dell’area interessata) –, Negro ritiene di identificare oggi Mompracem in Ampa Patches, un grosso banco corallino subacqueo che si trova a poche decine di miglia dalle coste occidentali del sultanato di Brunei, piccolo Stato rivierasco del Borneo. Sarà meno romantico, ma che importa? Importa – come afferma l’Autore – che «Mompracem è esistita davvero, ed esiste ancora oggi, un luogo che Salgari non vide mai ma che seppe descrivere in maniera appassionata e avvincente, quasi fosse stato ospite di quell’isola».

 

1)”Per Terra e per Mare”: redazione@emiliosalgari.it

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