Il presidente della Repubblica dello Zimbabwe, Emmerson Mnangawa, ha giurato ufficialmente la sua fedeltà alla repubblica domenica 26 agosto davanti ad una folla festante e a diversi capi di Stato africani. Tra questi erano presenti il sudafricano Cyril Ramaphosa, lo zambiano Edgar Lungu, il ruandese Paul Kagame e il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila. È chiaro che, con la loro presenza alla cerimonia di investitura del loro pari, hanno prestato legittimità al risultato delle elezioni presidenziali.

AP Photo/Tsvangirayi Mukwazhi
Naturalmente, i risultati sono stati contestati dall’opposizione che ha mobilitato i suoi attivisti nelle strade della capitale per protesta. Dimostrazioni a cui il governo ha risposto il 1° agosto con una repressione cruenta, dal momento che l’opposizione sostiene di aver perso sei dei suoi membri uccisi dalla polizia.
Nel suo primo discorso, il presidente eletto, l’uomo che è stato soprannominato il “coccodrillo”, per il suo carattere duro e intransigente, ha chiesto l’unità del Paese. «L’incidente isolato e sfortunato del 1° agosto è stato deplorevole e totalmente inaccettabile», ha detto annuncando poi «la nomina di una commissione d’inchiesta».
L’Mdc, il principale partito di opposizione, ha contestato i risultati elettorali presso la Corte costituzionale, ma la più alta corte del Paese ha finalmente convalidato il voto venerdì, affermando che l’opposizione non ha saputo dimostrare tali irregolarità.

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Il 75enne Emmerson Mnangagwa è salito al potere lo scorso novembre succedendo a Robert Mugabe, che ha governato per 37 anni. Quest’ultimo è stato costretto a dimettersi dall’esercito e dal suo partito, l’Unione nazionale africana dello Zimbabwe – Fronte patriottico (Zanu-Pf).
Il nuovo presidente si ritrova un Paese in gravissima crisi sociale ed economica. Lo Zimbabwe sta in effetti vivendo una catastrofica fase economica e finanziaria, eredità della scellerata gestione del Paese lasciata dal suo predecessore, con un tasso di disoccupazione superiore al 90% della popolazione, cifre da far accapponare la pelle anche al più duro dei politici, come sarebbe appunto il “coccodrillo”. Il nuovo presidente non può far altro, allora, che esortare i suoi compatrioti a mettersi al lavoro per rimettere in piedi tutti insieme l’economia del Paese in rovina.