Milano: testa a testa tra Sala e Parisi

Sala ha l’appoggio di volontari, centrosinistra, Pisapia, assessori uscenti. Parisi cerca i milanesi che vogliono il cambiamento, ma ha idee diverse dalla Lega su moschea e unioni civili. Chiunque vincerà il ballottaggio, comunque, dovrà fare i conti col nuovo fermento partecipativo che anima i quartieri
Parisi-Sala

Le previsioni della vigilia sono state perfettamente rispettate. Ora il prossimo e definitivo traguardo è il ballottaggio, lo scontro diretto tra Mister Expo Beppe Sala e Mister Chili Stefano Parisi. «Si decide tutto al ballottaggio, è lì che non bisogna sbagliare», aveva detto Renzi a Sala pochi giorni prima del voto.

 

Sala ha l’appoggio di molti volontari che hanno lavorato per lui, i vertici del centrosinistra, il sindaco Giuliano Pisapia, la squadra degli assessori e dei consiglieri uscenti, compresi quelli di zona «che sono stata una scoperta, per dedizione, capacità e impegno sul territorio». Ma quel movimento arancione che aveva portato in trionfo Pisapia alle scorse comunali non ha visto il decollo in questa tornata, s’è diradato. Certamente dalla sua parte c’è tutto il lavoro svolto per Expò. Un ottimo biglietto da visita, ma non sta tutta qui la garanzia. Sala ha bisogno di qualcosa in più.

 

Parisi è ben cosciente che la partita è aperta e che è tutta da giocare: «Il 60 per cento dei milanesi ha detto che vuole il cambiamento. Abbiamo molte possibilità di farcela». E per farcela indica tre modi: «Parlare a quel 45 per cento che non ha votato, abbiamo molto da dire al Movimento 5 Stelle perché è gente che non ama la continuità e deve vedere in noi una politica nuova che si basa sulla trasparenza e infine parlare alla gente di sinistra, quella che non ha votato per Sala».

 

Parisi però è diviso dalla Lega Nord su moschea e unioni civili. Poi c’è la lotta intestina che rischia di spaccare l’alleanza tra Lega e Forza Italia: gli azzurri ora sono davanti alla Lega e diventano il secondo partito in città. Detto questo ovviamente nessuno dei due candidati vuole perdere né un minuto di tempo, e nemmeno un solo elettore.

 

Al di là dei giochi e giochini cominciati per gli apparentamenti, vogliamo augurarci che vada a governare chi saprà far proprio quel nuovo fermento che sta animando i quartieri, dove ogni argomento è buono per far nascere un comitato, che significa proteste e conflitti, ma anche partecipazione e senso di appartenenza.

 

Certo il tempo è poco, ma la prossima poltrona di sindaco si gioca anche su questi argomenti. In una parola: chi saprà ascoltare. Sembra che queste elezioni abbiano risvegliato il desiderio profondo dei cittadini, quello di essere ascoltati e il futuro primo cittadino deve incominciare da subito ad affrontare le criticità che la luce accesa dai riflettori rischia di lasciare nell’ombra.

 

Priorità queste fondamentali come tra le tante, quella di far decollare la Città Metropolitana, facendo scelte coraggiose affinché i cittadini possano capirne i vantaggi per il bene comune. E poi affrontare le nuove povertà, dagli anziani ai migranti, ai giovani e dedicare loro risorse e progetti concreti, consapevole che non esiste futuro se non quello raggiunto insieme.

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