Milano Fashion week: un bilancio

L’edizione autunno inverno 2016-2017 della Milano fashion week esprime un vivo interesseper  le raffinatezze  art deco’ di Bianchi e Nardi 1946, il minimalismo anni ’50 di L72, i bagliori caravaggeschi di  Baldinini, i tessuti dell’ “arte concreta” di Gillo Dorfles,le stampe  in seta hokusai di co|te, l’ ispirazione elisabettiana contemporanea di Nabil Nayal
Milano Fashion week

Bianchi e Nardi 1946, storico luxury brand di raffinata artigianalità fondato a Firenze 70 anni fa, presenta la Collezione Autunno Inverno di pregiata pelletteria al primo piano, parte del contesto più rappresentativo della città di Milano, nella “ sala rossa” della casa di Alessandro Manzoni, in dialogo con la storia, gli emblemi, l’ identità culturale unitaria di ogni milanese e di ogni italiano.                                                                                   

Le raffinatezze Art Decò, strutture in ferro e vetro, a cura degli architetti Vincenzo e Michele Ignaccolo, si confrontano con lo spazio e l’ architettura della “sala rossa” e accolgono il fil rouge delle diverse sezioni del progetto narrativo, suddiviso nei tre ambienti di colore, dal rosso, al nero, agli accostamenti arditi, dalla scelta del coccodrillo e del pitone, alla selezione di pellami esotici, ayers lucidi, karug lamè, struzzi, fino ad arrivare all’ accostamento audace con il neoprene e un dominante rosa fuxia.                     

Il contrasto tra volumi morbidi e linee rigide allude a citazioni dell’architettura dell’epoca, nella sofisticata cura per i particolari.                                                                                                                                                                                                                                    

L’ottagono decò diviene l’archetipo che disegna manici, dettagli e una preziosa chiusura con logo, emblema di un brand innamorato del made in Italy.                                                                                                                                                

Lee Wood, stilista della Maison L 72, si definisce un “tradizionalista minimale” che ripropone la pura essenzialità delle linee anni ’50. Mescola street style e accurata sartorialità, tessuti rubati alla street culture e attenzione haute couture per le rifiniture. Le linee sono grafiche, geometriche, pulite. La simbologia del mare, la palette cromatica fatta di nero, avorio, blu navy, avio, è simbolo per Lee Wood dell’ infinite irriducibili espressioni del linguaggio musicale dell’ anima che è «impeto improvviso per poi placarsi tutto nell’ intuizione».                                                                                                                                                                                  

 Lee Wood giunge a Milano negli anni ’90 per lavorare con Donatella Versace con la quale collabora fino al 2014 il brand, 100% made in Italy predilige l’utilizzo della pelle, del cotone, della  seta, ma anche del jersey in doppia viscosa per reinventare silhouettes essenziali anni ’50, «simbolo ‒ osserva Lee Wood  ‒, del boom economico dell’ Italia di quegli anni».                                                                                                                                                                              

Gimmi Baldinnini, sofisticato e classico atelier d’ artiste, presenta la collezione Autunno Inverno 201617 di scarpe come nello studio di un pittore. Le tinte sono cupe e luminescenti, in una cornice di chiaro scuri, riscaldata da riflessi lucenti, come nel 1600 di Caravaggio, dove il dettaglio è fatto di croci di luce nell’ oscurità profonda.

Protagonista materico è il vitello-patinato, vellutato e verniciato-arricchito da lavorazioni, colorazioni e inserti bi-materici.                                                                                                                                 

Un gioco d’ intarsi ricrea gli effetti psichedelici degli anni ’70 e ’80, tra sogno e allucinazione alla Andy Warhol. Dal 1910, il brand Baldinini è simbolo di tradizione della migliore artigianalità italiana.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

 Gillo Dorfles presenta in anteprima presso Illy Caffè, all’ interno del Fashion Hub di piazza Gae Aulenti della Camera della Moda Italiana, la collezione Illy Art Collection, ispirandosi ad alcuni suoi disegni decorativi per tessuti realizzati su carta tra il ’37 e il ’40 con l’antica tecnica della tempera grassa all’uovo, tipica del 1400. Gillo Dorfles sceglie di riproporli giocando sulla ripetizione di alcuni elementi grafici archetipici o forme colorate dell’universo immaginifico. In linea con le tendenze del “Movimento per l’arte concreta” , fondato nel 1948,il prodotto artistico è identità autonoma rispetto alla realtà, caratterizzata da rapporti matematici e leggi ottiche. “Il bello-osserva Dorfles, esiste ed esisterà sempre. A meno che il mondo diventi talmente “brutto” da trasformare l’ uomo in “bruto”.                                                                                                                                             

Franco Ferrari e Tomaso Anfossi firmano il brand CO|TE. Tra lo street style e l’ eco haute couture, CO|TE crea squisiti capi in seta che riprendono le stampe giapponesi di Hokusai, Hiroshige, Utamari,  trasparenti macramè a contrasto bianco blu, riletti come opposizione tra negativo e positivo. Patches ricamati sono applicati sulle camicie militari per dare un touch femminile.                                                                                                                                

Tra i giovani stilisti emergenti l’ inglese di origine siriana Nabil Nayal sceglie l’ epoca elisabettiana per ripensare raffinatissimi jabots in plastica . Ritorna al 1600 alla ricerca di principi atemporali che propongano il valore educativo dell’ arte e della moda secondo un “concetto” più profondo della “copia” . Si tratta della riproposta di un tipo di donna antica ma innovativa e deliziosamente raffinata, per la semplicità del dettaglio . Nabil Nayal vuole creare una moda che faccia pensare, educhi e alluda alla possibilità di un nuovo Umanesimo, tema conduttore del messaggio del maestro Pistoletto alla settimana della moda milanese delle Collezioni Autunno Inverno 2016 2017.

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