Maria, azione e contemplazione

Il suo nome «in ogni corcostanza e ambiente è penetrare di colpo in un'atmosfera di divino» scrive Igino Giordani nel volume "Una stella accesa nella notte" . Un delicato pensiero tratto dal libro per il giorno dell'Immacolata
Vetrata del Centro Ave Arte
« L’assunzione di Maria a modello: questa era la "via" che Giordani si era scelto – si legge nella prefazione  al libro Una stella accesa nella notte curato da Gennaro Piccolo –, maturata a nuova stagione nell’incontro con la spiritualità di Chiara Lubich ed espressa nella sua vita come pure in molti tra i suoi scritti più belli e significativi». Il politico e scrittore di Tivoli era legato alla figura di Maria: per lui concretezza e contemplazione. Scriverà: «Quel nome è accendere una stella nella notte;/aprire una sorgiva di poesia in una plaga/teconologica; far fiorire di gigli una palude./È restituire il calore della famiglia/in un campo di lavori forzati».

 

 

In Maria tutti sono belli,

perché ella è stata concepita senza peccato originale

(immacolata, senza macchia);

e purifica, ella tutta pura,

ogni atto e ogni condizione:

immacolizza l’ambiente in cui vive:

ogni cuore che l’accoglie.

 

Salutando Maria, l’arcangelo disse:

"Ave piena di grazia".

Noi salutiamo lei solitamtne con le parola di lui.

Esse compongono la prima parte 

della salutazione evangelica dell’Ave Maria.

Così veniamo a riconoscere che per trattare 

con la vergine bisogna essere come angeli:

angelicare l’anima: darle due ali: amore e purezza.

 

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