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Marco Bellavia: il bisogno di una società più umana e della Tv di “Bim Bum Bam”

di Salvatore D’Elia

- Fonte: Città Nuova

La vicenda emblematica dell’attore Marco Bellavia costretto a lasciare il programma Grande Fretello Vip a causa del comportamento discriminatorio degli altri concorrenti. La necessità di un’altra tv e di una società diversa

Grande Fratello Vip Lapresse

Un abbraccio.  Quella stessa “giungla” della comunicazione che sa essere spietata e senza scrupoli, servendosi di parole violente e immagini per colpire, con il potere delle immagini riesce a trovare il migliore epilogo, senza bisogno di ulteriori parole e polemiche.

Con l’abbraccio tra Marco Bellavia e il figlio Filippo su Instagram, gli occhi che parlano in maniera molto più efficace di qualsiasi altro mezzo di comunicazione, si chiude una vicenda tutta mediatica e inizia la vita reale. La vita reale e concreta fatta degli affetti di cui tutti abbiamo bisogno, delle relazioni autentiche, del calore del contatto.

La vicenda che riguardato Marco Bellavia va ben al di là della discussione sulla fetta del pubblico televisivo, non piccola se ci basiamo sui dati auditel delle ultime settimane, che segue il Grande Fratello Vip.

Marco Bellavia, entrato nella casa del Gf Vip il 19 settembre scorso, aveva parlato apertamente con gli altri concorrenti dei suoi problemi definendoli “dolore mentale” e “depressione”, chiedendo loro sostegno e motivando la sua partecipazione proprio nell’ottica di accendere i riflettori su una realtà che riguarda migliaia persone.

Sostegno non arrivato dagli altri concorrenti della casa, che lo hanno in più occasioni marginalizzato, fino a mettere in atto veri e propri episodi di bullismo.

Al punto che la produzione del programma ha disposto la squalifica dal programma di Ginevra Lamborghini, per aver pronunciato la frase più grave di tutte: “Merita di essere bullizzato”.

Infine è stato aperto un televoto per chiedere al pubblico chi tra i concorrenti e le concorrenti avrebbe dovuto salvarsi e fosse dunque meno colpevole dell’isolamento e del bullismo contro Bellavia ed il pubblico ha decretato l’eliminazione dell’opinionista Giovanni Ciacci.

È intervenuto l’ordine degli psicologi del Lazio annunciando l’apertura di un’istruttoria, la denuncia del Codacons, il ritiro di numerosi sponsor della trasmissione. Non è normale chiacchiericcio su una trasmissione televisiva, ma ciò che emerge e che tocca tutti noi: che si tratti della “vecchia tv” o dei moderni social, la fragilità umana continua ad essere data in pasto alla giungla mediatica, scandita da tempi e linguaggi che non hanno pietà, che colpiscono, lasciano vittime e feriti sul campo.

Colpiscono chi è coinvolto in prima persona, i familiari a casa, chi attraverso la Tv si rispecchia in quelle dinamiche e realizza che, un giorno o l’altro, potrebbe ritrovarsi in quella stessa situazione. E, come sempre avviene in questi casi, delle tante denunce, inchieste, prese di posizioni roboanti, resterà il rumore di qualche giorno e alla fine nessuno si assumerà le proprie responsabilità. Nessuno riuscirà a rispondere a quelle domande che la stessa Società Italiana di Psichiatria si è posta rispetto alla vicenda: chi ha autorizzato la partecipazione al gioco di una persona che non era nelle condizioni di partecipare?

Marco Bellavia per tanti telespettatori, soprattutto per chi (come il sottoscritto) ha trascorso l’infanzia negli indimenticabili anni ’90, è simbolo della Tv più bella e dei tempi sereni: di Bim Bum Bam e della saga televisiva di “Kiss me Licia”, della tv per ragazzi che cercava di avvicinarsi sempre più a chi stava a casa parlando il linguaggio della semplicità e della familiarità.

Il mondo televisivo, che della società inevitabilmente è riflesso, è drasticamente cambiato a partire dai primi anni 2000 con l’avvento proprio del Grande Fratello e tanti personaggi si sono visti, in un modo o nell’altro, costretti a indietreggiare, a uscire dallo star system e addirittura a cambiare lavoro sostituiti dai nuovi emergenti.

Non sta a noi giudicare la qualità di questo tipo di cambiamento. Ma un dato di fatto è evidente: vediamo di fronte ai nostri occhi tutta la logica di giungla di un mondo dove davvero è un attimo raggiungere i vertici del successo e i riflettori accesi e, un attimo dopo, uscire dal giro che conta e trovarsi soli ed isolati.  Lo abbiamo visto solo alcuni mesi fa con Paolo Calissano, attore popolarissimo nei primi anni duemila, e altri personaggi dello spettacolo che, spenti i riflettori, si sono ritrovati soli. A combattere con le tante facce della fragilità e del limite.

Ma, come in tanti casi, guai a noi pensare che i “mostri” siano gli altri: guai a noi sciacquarci la coscienza pensando che siano sempre gli altri a lasciare soli gli altri, che siano gli altri concorrenti ora squalificati ed esclusi dal gioco quelli crudeli e spietati mentre noi non avremmo agito così.

Lo riassume bene la Società Italiana di Psichiatria nella sua nota sulla vicenda: «Come sempre ciò che riguarda la salute e l’equilibrio mentale è visto come qualcosa di astratto, aleatorio e impalpabile, per cui non si comprende e si tende a non credere al grave e complesso disagio che si cela dietro a un disturbo psichico – hanno sottolineato Massimo di Giannantonio ed Enrico Zanalda co-presidenti della Società Italiana di Psichiatria (SIP) -. Mancanza di solidarietà umana, scarsa sensibilità e indifferenza anche difensiva per tenere lontano il dolore che può essere spaventoso di chi mostra la propria fragilità. Speriamo che non si tratti del solito tritacarne televisivo che usa storie di disagio per sfruttarne mediaticamente il dramma».

Un grande in bocca al lupo a Marco. Quell’abbraccio con Filippo è l’auguri per tutti noi, un po’ingenuo e sognatore, di tornare ai tempi belli di Bim Bum Bam e soprattutto a una società più umana, di cui “quella TV” era specchio.

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