Mamme oltre i confini

Una passeggiata nell'Italia multietnica, alla scoperta di come le mamme di tutto il mondo vivono questa giornata. E che cosa vogliono davvero in regalo
Una mamma con sua figlia

Questo è troppo: persino l'antivirus del computer, nel ricordarmi di scaricare gli aggiornamenti, mi propone di fare un regalo alla mamma per la sua festa. Al di là del fatto che non so che cosa se ne faccia mia madre di un nuovo firewall, davvero non sanno più cosa inventarsi. Ma che cosa vogliono davvero per questo giorno le mamme italiane?
 
Innanzitutto, una considerazione si impone: le mamme italiane non sono più quelle di una volta. E non sto parlando solo di usi e costumi, ma anche della vivacità multietnica che ormai contraddistingue il nostro Paese. E non è del tutto vero che, come afferma Wikipedia, questa è una festa che – al di là della differenza di data, perché non dappertutto si celebra la seconda domenica di maggio – unisce tutto il mondo: «In Congo non si usa – afferma Margherita, due figli, in Italia da 21 anni – e non la ritengo una festa per me personalmente. I miei figli mi fanno sempre sentire “mamma”. Anche qui in Italia dove, per certi versi, essere madre è più difficile: anche le donne che non lavorano sono comunque meno appoggiate dalla società in questo compito. E poi, vivo sempre nell'apprensione quando i figli escono la sera…». In quanto a regali, Margherita non ha grosse pretese: «Basterebbe un po' di affetto e di attenzione: vedere i figli crescere e averli vicini è bello».
 
Anche in Bangladesh, riferisce Nipa – due figlie, in Italia da 18 anni, «adesso la festa della mamma si è diffusa, ma prima non esisteva. I regali alla mia mamma li faccio piuttosto quando torno al mio Paese, le piacciono tanto le piante». Dopotutto, vicina o lontana, la mamma è sempre la mamma: «Non è diverso essere madri in Italia o in Bangladesh, nonostante la differenza nei modi di vivere: qui i bambini sono più liberi, ma l'attaccamento affettivo è lo stesso». In quanto a regali, Nipa non ha un desiderio particolare: «Non saprei, non la considero una festa importante, non voglio nulla. Forse perché sono cresciuta povera, ma ricca di affetti».
 
In Spagna invece la festa della mamma cade la prima domenica di maggio: «ma qui è più sentita – osserva Marta, giornalista giramondo catalana, due figli – tanto che io, lo ammetto, non ho nemmeno fatto gli auguri a mia mamma la settimana scorsa…». Per una donna impegnata come lei, il regalo più bello sarebbe «poter conciliare più facilmente famiglia e lavoro, cosa particolarmente difficile in Italia: e non sto parlando solo di misure specifiche a favore delle mamme, ma di politiche familiari in generale, che coinvolgano anche gli uomini e tutta la società». Marta lo pensa come regalo per tutte le donne: «Per me nello specifico non chiedo nulla – assicura –, sono molto felice come mamma».
 
Anche per Aurora, italiana, che alla giovane età di 26 anni è in attesa del terzo figlio, il desiderio più grande è quello che lei definisce “il lusso della possibilità”: ossia «poter scegliere di assecondare la vocazione alla maternità con tutte le sfaccettature di cui sono composta, sia sotto il profilo personale che professionale. Perché l'essere mamma è solo una parte dell'essere donna, per quanto sia il primo richiamo che sento». Aurora infatti sta terminando gli studi di giurisprudenza: per quanto sia possibile chiedere la sospensione per maternità ed essere esentate per un anno dal pagamento delle tasse universitarie, preparare gli esami non è una passeggiata. Però, «che gusto ci sarebbe stato a scegliere una facoltà più abbordabile?», osserva ironica. In fondo, onore al merito: sia in quanto a figli che in quanto a università, quelle di Aurora sono state scelte coraggiose. Un segno di speranza e di fiducia non da poco.

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