I passaggi più importanti, decisamente forti e toccanti, della seconda stagione di Doc – nelle tue mani, sono senza dubbio quelli che raccontano l’impatto del Covid sulle corsie d’ospedale. Si trovano sparsi nei vari episodi (in particolare nel terzo e nell’ottavo tra quelli finora andati in onda) di questo medical drama di Rai1 dallo share altissimo, dal ritmo spedito e da una coralità di personaggi tutto sommato ben scolpiti che orbitano attorno al medico Andrea Fanti, interpretato (con una certa bravura) da Luca Argentero. È lui il Doc del titolo: uno che si prende per indole tante responsabilità, che indossa in modo naturale la fascia di capitano e fa da scudo, da modello, da fratello, da padre, alla bella squadra, alla famiglia, che gli gioca ai fianchi.
Doc è uno che pure se ha perso dodici anni di memoria (la storia è tratta da quella vera di Pierdante Piccioni) non ha smarrito l’intuito nelle diagnosi e la determinazione a curare il paziente a partire dalla persona: come qualcosa di unico. Anche lui, però, come gli altri del reparto di medicina interna dell’immaginario Policlinico Ambrosiano viene attraversato, meglio dire travolto, dolorosamente e tragicamente, dall’onda gigante che dal febbraio del 2020 attanaglia il mondo. Ed è la prima volta che un tema così forte e delicato entra in una fiction italiana. E lo fa, ancora a caldo, con una decisione persino sorprendente. Che però emoziona prima di disturbare. Che certamente scuote, ma che, nel fare memoria su questa recente, atroce esperienza umana, è un omaggio in più a quelle persone che silenziosamente in tuta bianca, coi nomi scritti sulla schiena e con la foto sul petto per essere riconoscibili, sono state lì, con coraggio, quando ancora si sapeva poco di questo terribile nemico, e hanno lottato senza esitare.
Accanto a loro, in questa seconda stagione che andrà in onda fino al 10 marzo prossimo (per 16 episodi totali tutti recuperabili su Raiplay) vediamo i pazienti intubati e sfiniti; li vediamo morire, e lo stesso capita a due tra i medici del reparto. Gli altri, tra cui lo stesso Fanti (tutti validi dal punto di vista medico come da quello umano – a parte l’inevitabile “cattivo” rappresentato nella seconda stagione dal nuovo primario Cecilia Tedeschi) si dividono tra silenziosa perseveranza e un lancinante senso di impotenza, tra un totale e coraggioso dono di sè, delle proprie competenze al prossimo, e il senso di colpa per gli eventuali, inevitabili, errori commessi nell’emergenza improvvisa. Per le obbligate difficoltà della prima ondata.
Vediamo Fanti piangere, e non solo lui, in questa tempesta più potente e dannosa dei problemi interni del reparto. Che non mancano, anzi, e che insieme alle storie personali, affettive, sentimentali (meglio dosate e diluite rispetto ad altre serie omologhe) aggiungono dinamismo e sale agli episodi. Se Doc – nelle tue mani (prodotto dalla Lux Vide di Luca Bernabei in collaborazione con Rai Fiction) ha ottenuto un grande successo sin dalla prima stagione, è certamente per l’equilibrio interno al racconto: per l’armonica miscela di clinico e privato tra pazienti, medici e infermieri (vedi soprattutto la caposala Teresa): elementi ai quali hanno dato una mano la tendenza ad aprire a tematiche di rilevanza sociale e un accettabile approfondimento dei caratteri. Ma è altrettanto vero che spalancare così apertamente questa drammatica pagina di Storia mondiale sposta il peso e il valore di questa fiction tra le più popolari degli ultimi anni, nella quale continuano a non mancare parole costruttive, interessate al bene collettivo. Ed è cosa buona.