L’ospitalità delle Scritture

Il festival biblico di Vicenza ospita una tavola rotonda con indù, buddisti, musulmani e cattolici. Prove di dialogo per la città
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L’ospitalità delle Scritture recitava il titolo del Festival biblico di Vicenza conclusosi ieri con grande successo di pubblico e crescente novità di eventi ed iniziative nella città del Palladio.

«Partecipando al Festival avrete la possibilità di  scoprire ed approfondire il Testo Sacro e così sentirlo vivo ed illuminante per le vostre vite e per le vicende di tanta gente vicina e lontana che abita la nostra società e la nostra storia». Con queste parole Cesare Nosiglia, vescovo di Vicenza, e Angelo Crema, superiore provinciale della Società di San Paolo, i promotori dell’iniziativa avevano salutato in una lettera aperta tutti coloro che avrebbero partecipato ai convegni, alle mostre e ai concerti che si sono tenuti nella città veneta.

Uno degli eventi conclusivi di questa VI edizione, la tavola rotonda interreligiosa, sembra aver espresso in termini di vissuto quanto auspicato dagli organizzatori. Asho Vohra, indù, docente di filosofia presso la prestigiosa Delhi University, Phramaha Boonchuay, rettore della Mahachulalongkorn Rajavidyalaya University di Chiang Mai (Thailandia), i Adnane Mokrani (tunisino in Italia da 12 anni e docente presso la Pontificia Università Gregoriana) con Roberto Catalano (direttore del centro per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari) e Michele Zanzucchi, direttore della rivista Città Nuova, hanno dato vita ad una tavola rotonda sull’ospitalità all’interno delle varie scritture delle rispettive religioni.

Si è passati dalle Upanishad al Sutra del Loto, dal Corano alla Bibbia per concludere con il Vangelo e gli Atti degli Apostoli, una carrellata che ha preso per mano i circa 400 partecipanti accompagnandoli nei tesori della sapienza, che Dio ha voluto seminare fra tutti i popoli, a qualsiasi latitudine e da tempi immemorabili. Dalle citazioni di passi, di aneddoti, di piccole parabole si è potuto avere un contatto vitale con queste scritture sconosciute ai più e scoprirne la ricchezza, che ha illuminato e continua ad illuminare il passo della vita di miliardi di uomini e donne. Il punto comune che è emerso è quanto tutti i libri sacri concordino nel vedere nell’ospite, nello straniero, nel diverso un inviato da Dio da accogliere e curare. Spesso, poi, è Dio stesso che si nasconde nelle sembianze di chi bussa alla porta o arriva sconosciuto in una città o in un Paese di adozione.

Un festival biblico che si conclude con una carrellata interreligiosa ha interrogato i cristiani presenti (c’erano anche vari musulmani) invitandoli ad un profondo esame di coscienza, annunciato già nel 1971 da Joseph Ratzinger che, nel leggere i segni dei tempi, aveva previsto che nell’incontro con le altre religioni sarebbe stato «in gioco il senso del nostro poter e dover credere».

La tavola rotonda con rappresentanti di diverse religioni ha, quindi, mostrato quanto fosse sostanziale l’invito del vescovo. Senz’altro l’esperienza vicentina aiuterà a vedere l’ospite in modo davvero più consono a quanto i testi sacri invitano tutti a fare. Un monito importante, soprattutto, all’interno delle nostre città.

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