L’orsa e i morti ammazzati

Siamo tutti vittime di una forma di schizofrenia dovuta al relativismo etico imperante
orsa

C’è da rimanere allibiti per l’interesse che attornia la vicenda dell’orso Jj4 e del povero podista trentino (perché chiamarlo runner?) ucciso dal plantigrado. Arrestato, anzi scusate, catturato dalla guardia forestale, l’orso, anzi mamma orsa (tre piccoli) è in attesa della condanna: pena di morte o esilio? Il dibattito ferve, l’opinione pubblica è spaccata in due tra innocentisti e colpevolisti. Tra qualche ora la sentenza definitiva. Non sembra che vi sarà giudizio in Assise o in Cassazione.

Contemporaneamente, dei poveri cristi continuano a morire per mano umana (non animale) in Ucraina, in Yemen, in Myanmar, nella zona dei Grandi Laghi, nel Sahara occidentale, in Siria… nella generale indifferenza. Non ci interessiamo minimamente alle grandi stragi del traffico automobilistico, dell’alcolismo e della tossicodipendenza, della miseria, tantomeno dell’aborto. Due pesi e due misure?

Siamo, noi cosiddetti “occidentali”, in una società di diritto e, soprattutto, dei diritti. Per fortuna, dico io. I nostri notiziari sono pieni zeppi di tutto ciò che riguarda la difesa dei diritti: dei cani abbandonati, delle popolazioni inuit, della foresta amazzonica, delle madri lavoratrici, dei carcerati, dei migranti… Finché si parla di diritti, noi occidentali ci troviamo d’accordo, con qualche distinguo a seconda della appartenenza politica. Così ci scandalizziamo per le parole di un ministro su una presunta sostituzione etnica (espressione non dettata da ideologia ma da banale povertà culturale), ma non facciamo una piega quando si parla di produzioni e commercio di armi, anche a sinistra.

Quando ero direttore di questa rivista, uno dei nostri maggiori editorialisti batté il record di commenti indignati quando scrisse le cifre della spesa degli italiani per i loro animali domestici e quella per la cooperazione internazionale, con la bilancia chiaramente a favore della prima. Luigino Bruni non c’è l’aveva con i cagnolini che tengono compagnia a tanti di noi, figuriamoci, ma ricordava solamente che i soldi per combattere la povertà esisterebbero, ma…

La sensibilità che porta a voler proteggere il creato con tutte le sue creature è benemerita, e ha segnato una poderosa avanzata del tasso di umanità delle nostre società. Egualmente vanno trattate tutte le altre battaglie per la difesa dei diritti. Ma c’è un ma: siamo su questa terra e la perfezione non è di questo mondo. Siamo continuamente sottoposti alla necessità di fare scelte etiche tra due o più posizioni: è bene proteggere gli animali, ma anche i migranti che arrivano (o non arrivano) a Pozzallo o Lampedusa, per intenderci. È su queste scelte etiche che dobbiamo dare risposte precise, ma troppo spesso non vogliamo darle…

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