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Firme > Dov'è Dio?

L’ordine del Sacro

di Tommaso Bertolasi

Gli esseri umani di tutti i tempi  sono sempre stati affascinati dal Sacro. Al tempo stesso ne sono stati però anche intimoriti, sperimentando che esso può annientare o indebolire. Ecco allora che per governare il potere del Sacro, per entrare in contatto con le divinità, occorrevano luoghi, tempi, abbigliamento, riti e persone preposte. Il principio del Sacro generava così la gerarchia, da hieros (sacro) e arché (principio). Il governo del Sacro era alla base dell’ordine sociale. Non era insolito che le città antiche si sviluppassero attorno al tempio e che le comunità si organizzassero attorno all’ordine del Sacro, per cui al vertice della società vi erano coloro abilitati ad entrare in contatto con le cose sacre.

La crisi di una comunità ha molto a che fare con il Sacro e il suo ordine. Infatti, quando i membri della comunità si sentono smarriti e non comprendono cosa stia accadendo, cercano dei (nuovi) modi per governare quel principio comunitario che non garantisce più un ordine sociale. L’ingovernabilità del principio comunitario – sia una costituzione civile, un valore o un principio religioso – spaventa proprio quando non pare più garantire l’armonia sociale. Il declino degli Stati Uniti, per esempio, trova la sua contromisura in un nuovo ordine del Sacro. I toni messianici del nuovo inquilino della Casa Bianca lo dimostrano.

In una comunità carismatica il Sacro emerge quando i membri non riescono più a capire o a incontrare il Santo. Questo perché il Santo è il principio di una comunità carismatica; il Sacro, invece, è il tentativo di governarlo. L’esperienza di Israele all’uscita dall’Egitto è quella di un Dio che non abita il tempio, ma il tempo, che vive in mezzo al suo popolo. È lì che il Dio biblico pianta la sua tenda, entra in relazione con la comunità attraverso l’alleanza e garantisce la sua presenza. I profeti denunceranno sempre il tempio, i culti a esso legati e i sacerdoti che li amministrano perché, volendo avere il controllo su Dio, riducono il rapporto con il Santo a rapporto con il Sacro.

Non diversamente chi ha il compito di governare le comunità, di fronte all’imprevedibilità e incomprensibilità, oppure all’oblio del Santo, si rifugia nel Sacro, ordina la comunità e investe di religiosità i suoi dirigenti. Per cui, coloro che dovevano servire il popolo ne diventano amministratori per investitura sacrale, spesso attraverso un rito. Ed ecco che acquistano sempre più rilevanza tutte quelle “qualità” che separano il governo dal popolo: ricchezza (il caso degli Stati Uniti è evidente) oppure “voti sacri”, consacrazioni, abiti diversi, ecc. distanziano tutti i livelli di un governo dal resto della comunità. Nel tentativo di fare la comunità, si corre il pericolo di disfarla.

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