L’Odissea di Mario Perrotta, in un hangar

Domenica 13 settembre l'Odissea di Perrotta “sbarca” nell’ambito del festival Efestoval, il Festival dei Vulcani con la direzione artistica di Mimmo Borrelli, alla sua prima edizione
Odissea di Perrotta

Il luogo è eccezionale: l'hangar del Cantiere Navale Postiglione. Il racconto è anch’esso particolare: l'Odissea secondo Mario Perrotta, narrata in quel luogo-testimonial che durante le guerre mondiali vide protagoniste le lavorazioni di missili e testate nel Silurificio di Baia, a Napoli. A fare da sfondo la "Joyette", la storica imbarcazione velica costruita nel 1907 attualmente in fase di restauro nel Cantiere.

 

Domenica 13 settembre la versione di Perrotta “sbarca” nell’ambito del festival Efestoval, il Festival dei Vulcani con la direzione artistica di Mimmo Borrelli, alla sua prima edizione. L’Odissea in forma di monologo dell’attore pugliese incrocia mito e quotidiano, accorciando le distanze tra Itaca e il Salento, per portare in scena la rabbia di un giovane di oggi, un “Telemaco contemporaneo” stanco di attendere il padre e di sentire i commenti della gente che nel bar della piazza si ritrova a parlare di lui, della sua presunta follia e della sua famiglia mancata.

 

“Questa sera mi affitto due musicisti, li porto nella piazza del paese e faccio il botto! …”. Così entra in scena il figlio di un Ulisse mai tornato, e comincia il suo spettacolo d’arte varia. Non risparmia nulla, a sé stesso e agli altri: racconta, come sa e come può, la sua versione dei fatti. E ogni sentimento si fa carne viva sulla scena e diventa corpo, parole in musica, avanspettacolo, versi sciolti e danza, odissea a brandelli di un ragazzo che non sa tenere insieme i cocci di una storia – quella di suo padre – che non sta più in piedi.

 

Perrotta, il suo spettacolo ha come perno Telemaco. Come mai?
«È un personaggio nell’Odissea che, da sempre, ha catturato la mia attenzione, un personaggio che molti non ricordano neanche. Ho provato a chiedere in giro e, difatti, molti ricordano il cane di Ulisse – Argo, mi pare… – ma non il figlio. Io, invece, ne ho sempre subito il fascino, perché la sua attesa è carica di suggestioni».

 

Telemaco non ha ricordi di Ulisse, non l’ha mai visto, non sa come è fatto, non sa il suono della sua voce…
«Infatti. Per Telemaco, Ulisse è solo un racconto della gente. Ed è proprio questa assenza ad aprire infinite possibilità nei suoi pensieri. Lui è l’unico personaggio dell’Odissea che può costruire un’immagine dell’eroe omerico calibrata a suo piacimento. I pensieri di Telemaco, forse, sono l’unico luogo dove Ulisse può essere ancora un eroe. Ma gli eroi durano il tempo di un romanzo e questo Telemaco lo sa…».

 

E quindi?
È così che ho disancorato Telemaco dal tempo degli eroi e l’ho trascinato qui, nel ventunesimo secolo, avvilito da una madre reclusa in casa; assediato dalla gente del paese che, non sapendo che fare tutto il giorno, al bar della piazza, mormora della sua “follia” e della sua famiglia mancata; circondato dal mare del Salento, invalicabile e affamato di vite umane. Solo così potevo immaginare un’odissea mia, contemporanea, solo portando la leggenda a noi, in questo nostro tempo così disarticolato e privo di certezze».

 

E dunque si mescolano nello scrittura il mito e il quotidiano…
«…Itaca e il Salento, i versi di Omero e il dialetto leccese, legati insieme da una partitura musicale rigorosa, pensata ed eseguita dai musicisti che mi accompagnano in questo lavoro e diventano anch’essi, con i loro molteplici strumenti, voci musicali del racconto».

 

“Odissea”, di e con Mario Perrotta, musiche originali dal vivo di Mario Arcari e Maurizio Pellizzari, con la collaborazione alla regia di Paola Roscioli. Produzione Compagnia del Teatro dell’Argine. A Baia, Cantiere Navale Postiglione (Via Lucullo, 4), il 13/09.

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