Lo Spirito di Assisi, ventotto anni dopo

Una mostra, un convegno interreligioso, un dibattito franco tra esponenti di diverse religioni ha incluso la dimensione sociale e civile che l'incontro di Giovanni Paolo II nel 1986 inaugurò una stagione di dialogo inusuale e mai sperimentata con tale partecipazione e visibilità
La basilica di San Francesco ad Assisi.

Il noto teologo italiano Giuseppe Ruggieri, ricordando l’evento dell’ottobre 1986, che aveva portato sulla collina più famosa dell’Umbria Giovanni Paolo II ed uomini di fedi diverse per pregare per la pace, ha scritto che «quel gesto rimane a tutt’oggi unico. Non fu un’abdicazione a imporre la propria verità, assorbendo le differenze in un comun denominatore, ma la testimonianza che la propria verità era capace di accogliere l’altro.  La differenza religiosa è stata celebrata in comune come prassi di pace».[1]

E quel vento dello Spirito continua a soffiare anche dopo il venticinquesimo anniversario celebrato nel 2011 con Benedetto XVI che ebbe il coraggio e la lungimiranza di accompagnare ad Assisi non solo uomini di fede ma anche coloro che non si riconoscono in alcun credo religioso. Mons. Domenico Sorrentino, attuale vescovo della diocesi umbra, ha desiderato in questi anni mantenere il ricordo di questi momenti storici, ma anche di trovare modalità di contestualizzare quel ‘soffio’ nella situazione di un mondo che è cambiato terribilmente da quel 1986, quando per esempio non era ancora crollato il Muro di Berlino e non si parlava ancora di fondamentalismi religiosi o di globalizzazione e di processi migratori come quelli di cui siamo testimoni da un paio di decenni.

Gli eventi che hanno voluto celebrare e attualizzare Assisi 1986 nel 2014 sono stati vari e ben articolati. Innanzi tutto una mostra interreligiosa di arte sacra contemporanea – ebraica, cristiana e islamica – organizzata in collaborazione con la Segreteria di stato per la cultura della Repubblica di San Marino, ha parlato di pace vista dagli occhi ed espressa con le mani degli artisti. Un momento solenne di riflessione, intitolato i "Figli di Abramo in preghiera per la pace" si è svolto nel Giardino dei Novizi adiacente alla Basilica di San Francesco. Sono intervenute delegazioni ebraiche, musulmane e cristiane che hanno invocato la pace, chiesto perdono e pregato per la sua realizzazione. Il momento era stato aperto da una interessante relazione del custode di Terra Santa, padre Pizzaballa, che ha raccontato della visita di Papa Francesco a Gerusalemme e della successivo momento di preghiera in Vaticano con i due presidenti di Israele e di Palestina. Il momento è stato solenne, sebbene sferzato da un gelido vento di tramontana che non ha scoraggiato i presenti e ha riportato alcuni testimoni del 1986 a quel pomeriggio altrettanto gelido.

Non è mancata una preghiera ecumenica svoltasi nella Basilica di Santa Maria degli Angeli nella serata di domenica con la presenza di anglicani e ortodossi. Tuttavia, il clou di questa tre giorni di pace ad Assisi è stato un convegno riflessione ancora sulla figura del padre Abramo. Intitolata “I figli di Abramo: tre popoli, tre fedi, quale dialogo?”, la conferenza, svoltasi nel salone papale del Sacro Convento, ha contribuito ad una riflessione sulla figura di quest’uomo nato in un contesto politeista che è stato capace di intuire l’unicità di Dio e di aprire l’umanità a quella dimensione monoteista che ne avrebbe cambiato la vita sociale e culturale e, ovviamente, religiosa.

Le riflessioni, davanti ad un pubblico, numeroso – il salone era assolutamente al completo – sono state profonde e non hanno fatto sconti a differenze. I relatori – il rabbino capo di Firenze, Joseph Levi, il teologo francescano Giulio Michelini, e l’imam di Massa e Carrara, Yusef Sbai – hanno presentato le varie prospettive di questa figura su cui convergono ebrei, cristiani e musulmani ma sulla quale esistono anche chiare differenze di percezione e tradizione. Tuttavia, come ha fatto notare il vice rabbino di Milano, Vittorio Ben Daud, proprio questa è stata una esperienza di dialogo interreligioso chiara ed inequivocabile. I relatori nelle loro differenze, accompagnate da grande capacità di ascolto e rispetto, hanno proposto i loro punti di vista emersi, soprattutto, nella fase finale delle risposte ad alcuni dei presenti. Ne è emersa una ricchezza di vedute e prospettive che ha sottolineato come la differenza culturale, religiosa, sociale e, persino, i trascorsi storici possano essere una grande opportunità di arricchimento reciproco.

I molti studenti, sia del liceo locale che dell’Istituto teologico, hanno potuto assistere in diretta al valore vitale delle parole di papa Francesco pronunciate davanti al Gran Mufti di Gerusalemme: «rispettiamoci ed amiamoci gli uni gli altri come fratelli e sorelle! Impariamo a comprendere il dolore dell’altro! Nessuno strumentalizzi per la violenza il nome di Dio! Lavoriamo insieme per la giustizia e per la pace!».

 

 



[1]
G.Ruggieri, Ritrovare il Concilio, Giulio Einaudi Editore, Torino 2012, 108-110.

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