Lo psicologo di quartiere piace ai milanesi

Il servizio, attivo dal 2009, viene scelto per la gratuità e per la vicinanza all'abitazione o al posto di lavoro
psicologo di quartiere nelle farmacie a milano

Nelle farmacie di Milano si va per l’acquisto di medicinali, ma anche per consultare lo psicoterapeuta, anzi, lo psicologo di quartiere, figura che dall’ottobre 2009 è a disposizione dei milanesi in numerose farmacie della città per consulenze gratuite.

 

A lui si chiede un consiglio in prevalenza per problematiche familiari e di coppia (27,4 per cento), sintomatologie ansiose (16,6 per cento) e depressive (14,9 per cento), per un aiuto nella gestione di situazioni critiche (10,1 per cento) e per l’abuso di alcol e sostanze stupefacenti (1,7 per cento).

 

A finire sul «lettino» soprattutto donne, il 79 per cento. Ma anche molti under 29 e tantissimi lavoratori (42 per cento). « È  un’iniziativa che dimostra la capacità di rispondere a bisogni complessi e crescenti», ha detto il sindaco Letizia Moratti. L’iniziativa è partita dall’assessore comunale alla Salute, Giampaolo Landi di Chiavenna ed è stata realizzata in collaborazione con il Laboratorio di psicologia clinica dell’università Cattolica di Milano, diretto da Enrico Molinari, con le Farmacie comunali del Gruppo Admenta e con quelle private aderenti a Federfarma.

 

Il servizio ha incontrato il gradimento dei cittadini e alcuni esercizi hanno dovuto raddoppiare le ore di consulenza. «Il successo del progetto– spiega l’assessore – si deve al fatto che abbiamo intercettato il bisogno di sostegno psicologico e fornito le risposte scientifiche adeguate a ripristinare il benessere interiore». In media si registrano tre colloqui per utente. Gli incontri sono individuali, ma anche di coppia e familiari.

 

Non sono mancati i «clienti» ultrasettantenni, circa il 13,7 per cento del totale. A ricorrere alla consulenza psicologica sono stati soprattutto coloro che hanno un discreto livello d’istruzione: quasi la metà dei pazienti, il 48,6 per cento, è in possesso del diploma di scuola media superiore e il 26,4 per cento ha quello di licenza media inferiore. Molto meno attratti da quest’opportunità si sono rivelati i laureati e chi non ha completato le scuole dell’obbligo.

 

A chiedere l’aiuto dello psicologo di quartiere sono le persone occupate. Probabilmente stress e mobbing, ipotizzano gli esperti, hanno contribuito a far sì che ben il 42 per cento dell’utenza fosse composto da lavoratori, mentre la percentuale dei disoccupati è bassissima: 8,2 per cento. A confessare il malessere psicologico sono poi gli anziani con il 36,3 per cento, mentre le casalinghe si aggiudicano, con il 3,5 per cento, l’ultimo posto. Nel 36,8 per cento dei casi la problematica iniziale è stata risolta. Nel 41,2 per cento, invece, si è reso necessario il ricorso ai servizi territoriali specifici. Il 22,1 per cento, infine, non ha completato il ciclo di psicoterapia.

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