Intelligenza artificiale (AI) e religioni: la questione è da qualche tempo all’ordine del giorno. Uomini e donne di fede cominciano a interrogarsi sulle conseguenze dell’impatto dell’asteroide AI sulle rispettive tradizioni religiose. Non è lontano il tempo – e forse succede già, senza che sia possibile accorgersene – in cui le omelie saranno (o già sono) preparate con ChatGPT. È solo un dettaglio ma molti aspetti anche della vita religiosa saranno al centro di cambiamenti imprevedibili fino a pochi anni fa.
Non si tratta di fantasie. Basta pensare a cosa sta succedendo in uno degli Stati più piccoli del mondo, situato alla fine del pianeta e abbarbicato sulle pendici dell’Himalaya. Il Bhutan, Paese fino ad ora geloso della sua cultura e religione – quella buddhista – capace di chiudersi a influenze religiose straniere. In questo minuscolo fazzoletto di terra i monaci e le monache dell’Organismo Monastico Centrale avranno presto accesso a BuddhaBot Plus, un chatbot basato sull’intelligenza artificiale progettato per rispondere alle domande di chi vuole saperne di più di buddismo (tibetano). Le risposte – tutto il dialogo – sarà in inglese e da una prospettiva assolutamente buddista.
Il BuddhaBot Plus è un’Intelligenza artificiale generativa creata per offrire spiegazioni approfondite sugli insegnamenti buddisti. Basata su modelli avanzati di apprendimento profondo, genera risposte di alta qualità analizzando i dati degli antichi testi buddisti. Monache e monaci bhutanesi avranno la possibilità di ampliare le proprie conoscenze sul buddismo, contribuendo al contempo alla diffusione della dottrina buddista, chiamata anche Dharma.
L’iniziativa è partita da una stretta collaborazione fra il Corpo Monastico Centrale del Bhutan, l’Università di Kyoto e il Teraverse giapponese. L’accordo per il progetto è stato firmato di recente in Giappone. Secondo la carta, le due parti lavoreranno insieme per testare e migliorare la versione inglese di BuddhaBot, creare linee guida per l’utilizzo da parte delle istituzioni monastiche del Bhutan e diffondere gradualmente il chatbot. «Come progetto pilota, abbiamo individuato gli studenti di istituti come il Tango Buddhist College e l’Institute of Science of Mind che inizieranno a utilizzare BuddhaBot», ha dichiarato il segretario del Consiglio per gli Affari amministrativi e di sviluppo Choten Dorji. «Lo testeremo per 6 mesi e, se avrà successo, lo estenderemo ad altre istituzioni monastiche», ha aggiunto.
Il progetto era partito nel 2021 grazie a un team dell’Università di Kyoto. La prima versione di BuddhaBot è stata realizzata utilizzando una traduzione giapponese dei Sutta Nipata, una delle più antiche raccolte di discorsi del Buddha. Successivamente, il team ha aggiornato l’Intelligenza artificiale utilizzando la tecnologia ChatGPT di OpenAI per creare BuddhaBot Plus, che offre interpretazioni e spiegazioni più approfondite degli insegnamenti buddisti. Nel 2023 è stata completata la versione inglese di BuddhaBot Plus. Il professor Seiji Kumagai, co-sviluppatore di BuddhaBot e docente all’Università di Kyoto, ha dichiarato che il chatbot apre nuove opportunità per le persone di accedere agli insegnamenti buddisti in modi che prima erano inimmaginabili. Finora BuddhaBot era disponibile solo in giapponese. Il Bhutan è il primo Paese al di fuori del Giappone a sperimentare la versione inglese.
Si tratta di una vera rivoluzione che si è avviata nei monasteri bhutanesi, che seguono la tradizione buddhista tibetana. Circa 200 monaci testeranno l’Intelligenza artificiale in via sperimentale, mentre il lancio completo è previsto per il 2027. In caso di successo, il programma potrebbe essere esteso alle comunità laiche del Bhutan e non solo. Si tratta, quindi, di una vera rivoluzione in seno alla religione buddhista ma che è destinata a diffondersi in tempi brevi anche ad altre tradizioni religiose. Ovviamente, ci si rende conto che l’impatto potenziale di BuddhaBot Plus va oltre l’educazione religiosa. Le interpretazioni del pensiero buddista generate dall’intelligenza artificiale potrebbero introdurre nuove prospettive filosofiche. E questa è una realtà che tutte le religioni devono cominciare ad affrontare.
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