“Dottoressa, tornare dalla mia famiglia d’origine a Natale è emotivamente stressante!”. “Durante le feste siamo tutti in casa e vorrei scappare”. “Sono fortemente preoccupata per come va la vita matrimoniale di mio figlio”. “Mio padre mi dice sempre quante ore dovrei studiare e lavorare”. “Lo stato d’animo di mio marito mi condiziona fortemente!”. “Penso che sia colpa mia, se mia madre sta male”. “Ho deciso di riprendere gli studi per fare contenti i miei genitori”. Se vi è capitato di sentire o dire questo e altro è possibile che ci sia una spinta o una necessità di differenziarsi. Cosa hanno in comune queste affermazioni apparentemente molto lontane?
Il grado di differenziazione del sé: queste esperienze denotano che il processo di differenziazione dell’individuo dai propri genitori è ancora in divenire. Lo stato di differenziazione orienta anche la modalità relazionale col partner nella coppia e con i figli. Inoltre, caratterizza quanto siamo sensibili alle emozioni che si vivono nel nucleo familiare e la sensibilità allo stress che si sviluppa.
Essere indifferenziati vuol dire avere un attaccamento emotivo non risolto con la propria famiglia d’origine, i membri della famiglia sono “fusi” l’uno con l’altro, e questa fusione rimane un po’ sullo sfondo per quanto si possa apparentemente sostenere di essere separati.
Il bambino è fisicamente separato dalla madre fin dalla nascita, ma il processo di separazione emotivo è lento e complesso. Inizialmente dipende da vari fattori insiti nella madre (o di chi se ne prende cura) e dalla sua capacità di permettere al figlio di crescere staccandosi da lei. Influenza tale processo la misura in cui la madre è stata in grado di differenziarsi dai propri genitori, la relazione col partner, e con persone significative, infine, la capacità di gestire lo stress. Questa espressione – differenziazione del sé – fu scelta (dagli psicologi sistemico-familiari) in quanto descrittiva di questo processo a lungo termine nel quale il figlio lentamente si svincola dall’originaria fusione con la figura materna e si muove verso la propria autonomia emotiva.
Spesso si confonde la differenziazione con la distanza fisica, con la separazione, con l’avere idee diverse; tutto questo è fondamentale e non è sufficiente se non avviene anche ad un livello emotivo. Il grado di differenziazione determina lo stile di vita della persona e il livello di differenziazione si replica nella vita di coppia. C’è chi scappa di casa illudendosi di conquistare l’indipendenza. Più netto è il taglio con i genitori più è prevedibile che la persona ripeterà lo stesso modello nelle relazioni future, dunque, anche nelle relazioni di coppia se aumenta la tensione, userà lo stesso modello scappando dal partner. Potrà anche passare da una relazione ad un’altra tagliando ogni volta i legami emotivi col passato e investendo il sé nella nuova relazione. Lo stesso modo di operare si può attuare nelle relazioni di lavoro o in tutte quelle situazioni di interdipendenza emotiva.
La persona può raggiungere la distanza emotiva mettendo in atto meccanismi interni e può andare incontro a complicazioni di tipo diverso: resta in scena nei momenti di tensione emotiva, ma è più incline a disturbi emotivi come la depressione. In questo secondo caso, maggiore è l’ansia nell’ambiente, più la persona si isola emotivamente dagli altri.
Molte persone adoperano varie combinazioni di meccanismi interni e di distanza fisica per affrontare l’attaccamento emotivo non risolto ai propri genitori. Chiaramente è un processo su cui si può lavorare per completarlo. Secondo le teorie della differenziazione del sé di Bowen (uno dei padri della terapia familiare) possono essere attuati diversi meccanismi e strategie, tre di questi sono: costruire una relazione matura e adulta con ciascuno dei genitori, uscire dalle dinamiche di triangolazione con i genitori, osservare le proprie reazioni emotive e cercare di diminuire la reattività.
Completare questo lungo processo migliora la qualità della propria vita emotiva e delle relazioni interpersonali; libera da gabbie emotive!
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